Tutto nasce da una mail girata su di un articolo di Repubblica che presenta un nuovo servizio che propone acquisti di gruppo a cui si possono sollevare obiezioni ed infatti …
Andrea:
visto che si tratta di un giornale che leggo spesso, e che si dedica anche ad argomenti di cultura, perchè non replicare?
Eziomax:
Non volendo per forza essere “alternativo” mi chiedo perché tanto sgomento?
Che l’obiettivo di semplice agevolazione allo shopping sia lontano dalla vera anima dei GAS credo siamo tutti d’accordo.
Ma che in questo modello non ci sia niente di buono e, anzi, di replicabile…
Analizzerei meglio il fenomeno e proverei ad adattarlo al commercio etico e solidale.
Dopotutto non si può continuare a credere che per cambiare il mondo il movimento debba rimanere piccolo,
e che nel diventare troppi poi tutto cambia e si “rovina”.
Più siamo meglio è.
Anzi è l’unica maniera per cambiare le cose:
partire dal basso ed in pochi, ma avere l’obiettivo di divenire rumorosi e tanti.
Per cui se la tecnologia può agevolare il cambiamento, che deve sempre e comunque rimanere etico,
ben vengano siti di e-coupon in accordo con produttori locali.
Avanti il prossimo.
Silvia replica:
Non e’ un discorso di dimensioni, ne’ tanto meno una crociata contro le nuove tecnologie, ci mancherebbe: tanto x dirne una, senza internet e google dove saremmo noi?… ma di motivazioni.
Rivolgersi al mercato locale, ad esempio, non ha come scopo principale ridurre le spese x il compratore, ma garantire un reddito decoroso e migliori condizioni di lavoro al fornitore, quindi idealmente stesso prezzo d’acquisto, ma un prodotto migliore, anche eticamente. In questo sta la differenza sostanziale tra un G.A. e un G.A.S., almeno secondo me, e in questo senso le affermazioni dell’articolo mi lasciano perplessa. Comunque, presto avremo un incontro e potremo parlarne a voce, che e’ sempre meglio…
Un abbraccio