Il nostro gruppo da molto tempo fa tante cose oltre ai classici ordini, molte attività sono legate a principi saldi fondanti per il nostro Gas. Come ho avuto modo di dire e scrivere molto spesso credo che il Gruppo d’acquisto solidale sia il metodo per approcciarsi alla vita da diffondere, da imporre a chiunque, per questo motivo mi applico molto e sempre volentieri in tutti quei gesti atti a “pubblicizzare” tutto questo.
Tutto questo è composto da tante sfaccettature che non sempre è facile riassumere chiaramente a chi si affaccia al nostro gruppo. Su un sito che amo leggere quasi quotidianamente ho trovato un decalogo che potrebbe essere fatto nostro anche se li è scritto per ben altra funzione.
Provo a riproporlo qui, ditemi che ne pensate valutando a che punto siamo noi e se ci avviciniamo a questi 9 punti
(alcuni di voi capiranno bene da dove arriva il testo copiato, ma non è in discussione la fonte bensì il contenuto)
1.Accorciare le distanze tra produzione e consumo, sia in termini fisici che umani.
Ricollocare il più possibile l’economia nel territorio in cui si vive. Chiedersi sempre quanta strada ha fatto ciò che si sta consumando e chi lo ha prodotto. Fare acquisti direttamente dal produttore oppure creare o entrare a far parte di un Gruppo d’Acquisto Solidale (GAS) per:
minimizzare i chilometri percorsi dai beni nel loro viaggio tra luogo di produzione e luogo di consumo;
stabilire rapporti umani di amicizia e fiducia con chi produce.
2.Riscoprire il ciclo delle stagioni ed il rapporto con la terra.
Trovare il tempo per interrogarsi sulle qualità , ecologiche ma non solo, di ciò che si sta consumando e quale potrebbe essere l’alternativa più ecologica, salutare, piacevole e conviviale per soddisfare gli stessi bisogni.
Fermarsi a contemplare la Natura, comprendere i suoi cicli e confrontarli con i cicli industriali che sono alla base del proprio modello di produzione e consumo. Confrontare i propri ritmi con quelli della Natura. Rallentare, invece di accellerare.
Riscoprire il gusto di aspettare la stagione giusta per assaporare i frutti della terra nel momento in cui sono più saporiti e nutrienti.
Conoscere il territorio in cui si vive e le risorse naturali e umane che offre, anche in termini di saper fare derivante da conoscenze tradizionali (artigianato, cultura popolare, metodi colturali).
3.Ridefinire il proprio rapporto con i beni e con le merci.
Sostituire il più possibile le merci (prodotte per essere vendute) con beni autoprodotti o scambiati all’interno di relazioni non mercantili, riportando il mercato alle sue dimensioni fisiologiche (acquisire e diffondere la consapevolezza che il mercato non può essere eliminato, ma, allo stesso tempo, non è l’unico luogo dove poter soddisfare i propri bisogni).
Autoprodurre il più possibile:
beni alimentari (ad es. yogurt, pane, dolci, liquori, conserve alimentari…);
altri beni (ad es. capi di vestiario, mobili… )
Analizzare, valutare e promuovere i vantaggi dell’autoproduzione rispetto all’acquisto di merci in termini di maggiore qualità dei beni utilizzati (assenza di additivi chimici e processi finalizzati all’incremento della produzione e alla riduzione dei costi a scapito della qualità ), minore impatto ambientale (meno energia e trasporti, meno imballaggi e rifiuti, più recupero e riciclaggio), conservazione e trasmissione del saper fare, creazione di momenti di nuova socialità .
4.Ricostruire le interazioni sociali attraverso la logica del dono.
Creare momenti comunitari di scambio di beni autoprodotti utilizzando la logica del dono, facendo attenzione a non cadere nella logica del baratto: il baratto è il precursore della moneta e, quindi, degli scambi mercantili!
Donare la propria esperienza, il proprio sapere e il proprio tempo agli altri. Condividere le proprie esperienze come presupposto per ulteriori scambi non mercantili di beni e competenze.
Donare beni, tempo, sapere e saper fare essendo sempre consapevoli che in una comunità c’è l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere e l’obbligo di restituire più di quanto si è ricevuto.
5.Fare comunitÃ
Consolidare nel tempo le relazioni umane non mediate dal denaro all’interno della propria cerchia familiare, anche allargata, e all’interno della propria cerchia di amici e conoscenze. Creare periodicamente le occasioni per fare in modo che le relazioni umane generate dall’economia del dono diventino il più possibile stabili nel tempo.
6.Allungare la vita alle cose, rifiutando la logica dell’ “ultimo modelloâ€.
Adottare uno stile di vita che poggi sulle quattro R (riduzione, riuso, recupero, riciclaggio) e impegnarsi a diffonderlo il più possibile e con tutta la creatività di cui si è capaci in ambito familiare, tra gli amici, sul posto di lavoro.
Trattare le merci per quello che sono: un mezzo e non un fine.
Usare tutta la propria creatività per aumentare la durata di qualsiasi bene (ad es. rigenerazione motori automobilistici, superamento del concetto di moda e adozione del concetto di utilità , abitudine alla autoriparazione dei beni, ecc.).
7.Ripensare l’innovazione tecnologica.
Adottare tecnologie che riducono il consumo di risorse naturali preferendo l’innovazione volta al risparmio invece che quella rivolta all’incremento dei consumi.[…]
8.Esserci pesando il meno possibile sull’ambiente, come forma di massimo rispetto per noi stessi e le generazioni future.
Ridurre il più possibile la propria impronta ecologica, facendo le stesse cose con meno oppure evitando di fare cose non strettamente necessarie per il proprio benessere e quello degli altri.
Ridurre l’impiego di mezzi di locomozione propri, laddove possono essere sostituiti da mezzi pubblici o mezzi meno inquinanti. Adottare e diffondere forme di trasporto condivise come il car sharing o il car pooling.
Attuare prassi di risparmio energetico (incremento dell’efficienza energetica della propria casa e nell’utilizzo di apparecchiature domestiche, proposizione di impianti condominiali più efficienti nell’uso delle fonti energetiche – realizzazione di apparati di autoproduzione dell’energia).
Proporre, e attuare per quanto possibile, un modello alternativo alle grandi centrali e al trasporto dell’energia su lunghe distanze, basato sulla produzione energetica su piccola scala per l’autoproduzione e la vendita alla rete delle eccedenze.
9.Ridefinire il proprio rapporto con il lavoro.
Ridefinire il lavoro salariato come mezzo per soddisfare parte dei propri bisogni e non come fine della propria esistenza. Concepire il lavoro in generale come strumento per l’affermazione della dignità umana, ma non come l’unica modalità di espressione della medesima. Sperimentare stili di vita capaci di ridurre i consumi inutili e dannosi come presupposto per ridurre il tempo dedicato al lavoro salariato necessario per pagarli.