Tutto nasce da una mail girata su di un articolo di Repubblica che presenta un nuovo servizio che propone acquisti di gruppo a cui si possono sollevare obiezioni ed infatti …
Andrea:
visto che si tratta di un giornale che leggo spesso, e che si dedica anche ad argomenti di cultura, perchè non replicare?
Eziomax:
Non volendo per forza essere “alternativo” mi chiedo perché tanto sgomento?
Che l’obiettivo di semplice agevolazione allo shopping sia lontano dalla vera anima dei GAS credo siamo tutti d’accordo.
Ma che in questo modello non ci sia niente di buono e, anzi, di replicabile…
Analizzerei meglio il fenomeno e proverei ad adattarlo al commercio etico e solidale.
Dopotutto non si può continuare a credere che per cambiare il mondo il movimento debba rimanere piccolo,
e che nel diventare troppi poi tutto cambia e si “rovina”.
Più siamo meglio è.
Anzi è l’unica maniera per cambiare le cose:
partire dal basso ed in pochi, ma avere l’obiettivo di divenire rumorosi e tanti.
Per cui se la tecnologia può agevolare il cambiamento, che deve sempre e comunque rimanere etico,
ben vengano siti di e-coupon in accordo con produttori locali.
Avanti il prossimo.
Silvia replica:
Non e’ un discorso di dimensioni, ne’ tanto meno una crociata contro le nuove tecnologie, ci mancherebbe: tanto x dirne una, senza internet e google dove saremmo noi?… ma di motivazioni.
Rivolgersi al mercato locale, ad esempio, non ha come scopo principale ridurre le spese x il compratore, ma garantire un reddito decoroso e migliori condizioni di lavoro al fornitore, quindi idealmente stesso prezzo d’acquisto, ma un prodotto migliore, anche eticamente. In questo sta la differenza sostanziale tra un G.A. e un G.A.S., almeno secondo me, e in questo senso le affermazioni dell’articolo mi lasciano perplessa. Comunque, presto avremo un incontro e potremo parlarne a voce, che e’ sempre meglio…
Un abbraccio
Gloria:
Ciao, effettivamente sono d’accordo con Silvia.
Il fastidio che mi da l’articolo non è per questa nuova modalità di spesa “in gruppo”, ma per il commento:
“Rivisitazione in chiave Terzo Millennio dei vecchi Gas, i Gruppi di Acquisto Solidali del ’94, i siti di e-coupon si basano su due presupposti: più si è a comprare, meno si paga; tanto più un bene è geograficamente vicino all’acquirente, tanto meno gli costa.”
Tra l’altro mi pare che questo spunto possa inserirsi benissimo nella discussione sull’importanza di quella “S” in G.A.S. Solidale non solo con il compratore che paga meno, ma con il produttore in difficoltà difronte alla grande distribuzione e soprattutto con gli altri membri del Gruppo per i quali sarebbe bello e necessario volersi impegnare di più (il solito discorso della disponibilità a fare piccole e grandi mansioni per il bene di tutti).
Ben vengano i gruppi di acquisto vari, ma il G.A.S. è altro e spero che chi vi entra non cerchi solo l’acquisto bio e/o km0!
Gilberto:
Cari amici, mi inserisco in questa discussione molto interessante.
Mi pare di scorgere una frequente ispirazione dei GAS alla funzione fondamentale della solidarietà .
Il solidarismo è spesso declinato rispetto al produttore, meno spesso l’ho visto declinato rispetto agli “acquirenti”.
Il solidarismo non è un processo a senso unico, fluisce da due parti. La solidarietà si può estrinsecare nel giusto corrispettivo per il prodotto.
Tramite la gestione solidale dei costi è possibile trasformare una economia basata sulla concorrenza in una basata sulla collaborazione. La formulazione di un prezzo equo significhi equo per chi vende e per chi acquista.
Fornire al produttore la garanzia di un acquisto minimo significa svincolarlo dal nodo scorsoio del mercato chiedendo in cambio un prezzo adeguato. Dobbiamo quindi lavorare cercando di saturare la produzione dei nostri fornitori.
In un periodo di crisi sistemica la politica dei prezzi è una azione con un risvolto etico e solidaristico.
Impostare una accordo di acquisto garantito con i produttori può consentendoci di portare una interessante riduzione rispetto ai prezzi praticati nel mercato della Grande Distribuzione Organizzata è una delle missioni al solidarismo che dovrebbe impostare la nostra filosofia.
Ora l’esempio di e-coupon credo ci possa insegnare che il prezzo può essere una funzione del numero di acquirenti.
Credo che raggiungere la massa critica sia un bene sia per chi produce sia per chi vende.
Inoltre scorgo anche un’altra opportunità , adottare un sistema di questo tipo può consentendoci di coinvolgere nuovi fornitori spingendoli verso scelte equo solidali che lo stesso gruppo verificherà nel tempo.
Insomma, offrire qualità dei prodotti ed eticità nello stile di produzione, ad un prezzo notevolmente inferiore a quello praticato dal mercato, perché si garantisce al produttore un volume di acquisto, mi pare possa essere la sfida futura per i GAS.
Una proposta interessante potrebbe essere quella di farsi promotori di un disegno di legge che possa ridurre le imposte ai produttori che vendono ai GAS, i gruppi potrebbero essere qualificati uno speciale albo comunale. Sarebbero gli stessi GAS a controllare la sostenibilità , l’equità e la solidarietà del produttore (e l’emissione di regolare fattura) facendo evolvere l’economia nazionale in modo significativo.
Sarebbe interessante parlarne.
Claudia:
La questione sollevata da Gilberto mi sembra particolarmente ineressante.
Eziomax replica:
Mi piace questo intervento 🙂
Questo è quello che intendo con l’affermazione “Analizzerei meglio il fenomeno e proverei ad adattarlo al commercio etico e solidale. ” del mio intervento precedente.
Grazie Gilberto per la tua analisi assolutamente aperta a trovare del buono replicabile anche in un’iniziativa spudoratamente commerciale come Groupon che, giustamente rispettando la propria mission, porta avanti.
La nostra, gasista, è sicuramente un’altra per i principi profusi, ma potrebbe prendere spunto da questa per rendere più attuale il metodo di interfacciamento tra domanda e offerta specificando, anche se mi sembra superfluo dato che stiamo tutti scrivendo in una mailing lista GAS, tutto alla luce della Solidarietà tra le due parti.
Bello questo topics da portare vis à vis in assemblea!
Buona giornata a tutti.
Elena:
mi sembra una discussione molto importante, io la trasferirei sul blog
il gas ha sicuramente tante anime ed ognuno lo vive in maniera diversa, tuttavia il pericolo di perdere la funzione sociale (per me la più innovativa) e di diventare una bazza per gli acquisti bio è dietro l’angolo se non teniamo aperte le discussioni su questi temi…mi sembra che anche al gas di Rimini abbiano avuto seri problemi per questo motivo.
sono d’accordo che il gas debba mirare all’equità del prezzo, se questo significa poter avere un prezzo più basso bene, ma non facciamone un obiettivo primario o attireremo gente che cambierà il senso del gas.
mio personale parere è che bignerebbe spingere la gente a spendere di più e comprare meno, valorizzare la qualità ed evitare il superfluo!!
2 risposte su “Ma dite che il nostro futuro sarà questo?”
Beh, ho aspettato un po’ prima di inserirmi in questa interessantissima conversazione e devo dire che effettivamente dell’articolo la cosa che più mi da fastidio non è l’iniziativa in sé ma, proprio come Gloria, il fatto che la si paragoni alla organizzazione dei G.A.S. purtroppo credo che ci sia ancora tanta confusione tra G.A. e G.A.S., anzi temo (da quello che ho riscontrato anche in persone che conosco) che per loro G.A.S. significhi semplicemente Gruppo d’Acquisto e che G.A. non esista affatto.
Forse quindi su questo dovrebbe basarsi un’eventuale replica all’articolo. Cioè non rifiutare la tecnologia a priori se può rendere il nostro “lavoro” più semplice o permetterci di ampliare i fornitori e raggiungere più persone, che però siano tutte consapevoli di COSA E’ UN G.A.S.!!!!
Sono particolarmente d’accordo con Gilberto, la S di G.A.S. deve essere a doppio senso perché è vero che l’obiettivo è aiutare l’economia locale e i produttori che producono secondo standard etici, ma forse potrebbe anche essere quello di essere solidali con tante famiglie che fanno fatica alla fine del mese.
Vero è che spesso ci dimentichiamo che il confronto dei prezzi, trattandosi di prodotti biologici o biodinamici, non va fatto con i prodotti ordinari ma con quelli appunto biologici e lì anche la differenza di prezzo è notevole.
E’ vero che questo potrebbe portare a perdere di vista l’obiettivo principale che è quello di vivere in un mondo migliore e che si svincoli dalle logiche del consumismo e quindi benvenga anche, come dice Elena, cercare di orientare ad un consumo minore ma di maggiore qualità (tanto alla fine metà della roba finisce nel secchio poi,) però forse non è neanche del tutto sbagliato cercare di avere una contrattazione con i nostri fornitori senza che questo significhi prenderli per il collo! OVVIAMENTE.
A stasera
Sara