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GPS Amatrice – 3 giorni di full immersion Furgonesca

Avendomi dato licenza di fare un resoconto capirete quanto possa essere lungo quindi prendetevi mezz’ora di tempo … 😎

Un manipolo di eroi “furgonati” alla fine ce l’ha fatta ed ha avuto conferma che non mancare alle opportunità di incontrarsi vivendo assieme le visite ai produttori, da sempre un enorme valore aggiunto alle nostre vite arricchendo le esistenze ed i rapporti.

L’opportunità di godersi insieme un viaggio che è stato una meta od ogni chilometro percorso; l’incontro di amici che pareva conoscere da sempre anche in perfetti sconosciuti o in amici di tastiera.

Alessandro ci ha deliziato di una “programmazione dinamica” delle giornata decise al mattino e aggiornate poi in corso d’opera in quanto “troppo ambiziose” ed ottimisticamente intese e che non riuscivano a tenere opportunamente in conto dell’aspetto umano che, quando si incontrano persone autentiche, inevitabilmente ti porta ad andare oltre la coltivazione o il singolo animale mostrato e anche oltre ad un foglio di carta che ha funzione di certificazione. Inaugurare poi tutto il giro in trattore fino a quando si poteva per poi continuarlo “in prima” (e qui si scatena la curiosità a cui si risponderà solo a seguito di specifiche domande ….), ha aiutato ancora di più ad “entrare” nei luoghi da cui questi nostri “amici fornitori di GPS” traggono la loro linfa e il loro e nostro nutrimento.

Eleonora, Francesco, Diana, Luca Teo, Mia, Gabriella (GAS Pesaro), Maurizio e la moglie Angela (Cooperativa Aequos – una sorpresa ritrovata e aggiunta all’ultimo momento), ed infine Barbara e suo marito (inGASati) di cui non ricordo il nome e che indegnamente vi sta tediando 😆 ; hanno avuto modo di “coesistere” e vivere una bellissima avventura di tre giorni (Maurizio ed Angela sono rimasti qualche altro giorno, a dire il vero).

Come si parte con una visita guidata ce lo ha insegnato subito il buon Alessandro che, dopo una fugace toccata e fuga nella sua stalla … ci porta a raccogliere le zucchine (se pensate alle zucchine classiche toglietevele dalla testa … queste sono vere e proprie zucche!), materie prime della sua leggendaria preparazione sott’aceto. Penserete a gente prona con coltello in mano sotto il sole cocente … toglietevelo dalla testa … catene e serpentoni umani che si lanciavano zucche da svariati chili procedendo alla selezione della specie (sopravvive solo chi non se la prende in fronte … il posto a cui mirare per non sbagliare il lancio… e trovate anche qualche filmato a cercarlo). Questo è stato il battesimo del fuoco e già qui vedere volti sorridenti e impegnati in una attività manuale, anche se belli sudati, ha riempito il cuore e il cassone del trasportino trattorizzato che, ancora non sapevamo, ci avrebbe poi fatto da taxi ?

Deporre le zucchine in cella frigorifera con altra catena umana, stavolta con il passamano, ha chiuso la mattinata attivando l’appetito e … via in trattore fino al “Boscaiolo” dove Francesca e Renato ci stavano aspettando e il profumo della cucina era già percepibile dalla strada. Pranzo lucculiano …non vi dico il menù … potreste immaginarlo ma posso spoilerare che per rendere grazie alla cuoca ho assaggiato pure io la punta di un braciola di maiale … e fino alle 15:30 non siamo riusciti ad alzarci da tavola per la spassosità e profondità dei racconti che ci facevano immedesimare nella loro attività con qualche accenno ai massimi sistemi.

Vediamo con Renato le sue stalle, vitelli, pecore e maiali; il raccolto di farro già insaccato e le prime avvisaglie di quella che è la “desinenza” del nome dell’azienda … circa una cinquantina di catene di motosega di varie misure appese ad un chiodo e … magia .. .sono della Sthill … qualcosa di unico nel genere delle motoseghe e quando Renato mi conferma di aver preso un premio alla 100^ motosega Sthill acquistata … assurge al ruolo di mio personale eroe di questo territorio!!! Senza perdere altro tempo perché fremevo all’idea di vedere le motoseghe … ripartiamo e via con il trattore e con il suo pick up (rigorosamente stando sul cassone all’aria aperta). Arriviamo a far visita ai campi di patate dove apprezziamo le poche malerbe e Renato spiega che sono state tutte tolte “a manazza” … ma il tempo passa e il mio fremito interiore aumenta .. per fortuna arriva uno che deve passare dalla strada e così si riparte per liberarla … direzione il suo capannone dove oltre alla mietitrebbia fanno bella mostra di se una serie esagerata di attrezzi, di trattori di ogni stazza, camion per il trasporto legna e taglio della legna, calessi … ma il figlio non c’era … era nei boschi a raccogliere legna … ma ecco finalmente il modello forte: la Sthill a iniezione. Un po’ la Ferrari delle Motoseghe … che però, aimè, è senza benzina 😯 quindi non riesco ad andare oltre a qualche timida sgasata senza poterla provare all’opera … e qui chi mi conosce sa quanto questa cosa mi possa aver distrutto psicologicamente (datemi una motosega e vi aprirò la strada del Mondo … o del fiume … ?)

Stravolgendo ulteriormente il programma della giornata andiamo da Giulio alla sua azienda Colle Cavallari … pure lui ha la mietitrebbia (la il conto terzismo praticamente non esiste… ognuno ha la sua piccola mietitrebbia … ?). Ci mostra il farro ancora “in camicia” mietuto il giorno prima e che si asciuga nel carro, il cece ancora nel mucchio per una ripassata nella macchina selezionatrice. Ci porta nei campi dove vediamo i vari tipi di fagioli intuendo che li il biologico proprio non li sfiora … loro sono “rimasti oltre” il concetto stesso perpetuando il livello “primitivo” di coltura … i fagioli vanno ricercati in mezzo all’erba e ci spiegano che l’erba si tiene sotto controllo solo ritardando la semina oppure andando ad estirparla a mano … ma se vedi la lunghezza delle file e la vastità degli appezzamenti … ti passa la voglia di andare a mano se non con almeno 15 persone al tuo fianco (valli a trovare 15 matti che si prestino a quel lavoro in quei territori …). Vediamo anche i suoi campi di soia (e chi non ha mai provato un fagiolo fresco di soia non sa che cosa sia mangiarli dalla pianta … ) e di patate. Proprio sulle patate, capire i risvolti di come siano stati “turlupinati” di tanti loro clienti (qualche decennio addietro rifornivano sia L’Aquila che Roma di tuberi….),  facendo virare la loro pregiata produzione con iniziali guadagni ottimi nella selezione e produzione di patate da seme. Una volta che è stata praticamente abbandonata la produzione delle patate da consumo e ceduti agli altri i clienti … sono spariti gli ordini di patate da seme e si sono ritrovati con una filiera compromessa che ha ulteriormente desertificato i fertili ed adattissimi terreni ora in buona parte abbandonati a foraggere.

Giulio ci mostra poi anche la stanza di essicazione dove sono stesi i ceci puliti ad asciugare prima dell’abbattimento: capannoncino chiuso con pareti di sasso e coperto con travi in legno che hanno resistito al terremoto magicamente … li passano le ore Giulio, moglie e mamma a insacchettare e selezionare sia fagioli che ceci che altri legumi. Loro tre assieme ad un’altra famiglia sono rimasti a vivere il paesino in inverno, mentre in estate qualche altra famiglia passa qualche settimana nei luoghi di origine nelle poche case “sopravvissute”.

Si sono ormai fatte le 19:00 e la giornata tra viaggio, lavorazioni, visite e spostamenti è stata estenuante e così di rientra per una rapida doccia e la cena e li altra parte di sorpresa … Alessandro che si mette a incasellare con la chitarra una serie incredibile di brani passando con nonchalance dai Queen a Venditti. Arriviamo all’apoteosi finale con suo padre che, nonostante i due ictus che lo hanno parzialmente segnato nella mobilità, rende onore a Leopardi declamandoci dapprima l’Infinito e poi A Silvia, mostrando che il titolo di studio (lui ha fatto la terza elementare), non vincola la possibilità di acculturarsi da autodidatta …. E quando Alessandro ci dice che prima degli ictus poteva recitarci l’intero Inferno Dantesco a memoria … non resta che credergli sulla parola!

Stanchissimi ma felici si va a letto.

Sveglia alle 08:00 con rumore dei campanacci delle mucche al pascolo … sembrava di essere parte del cartone di Heidi … ? e alle 08:30 colazione rigorosamente con prodotti della casa: due diversi tipi di ciambellone di cui uno al cioccolato e l’altro al limone, l’immancabile caffè e il succo e si aggiungono al gruppo anche Fabiana e Davide con il loro figliolo che erano ospiti pure loro alla casa rosa … e ci raggiungono gli altri che dormivano dal Boscaiolo. Non possiamo che partire andando a vedere il bestiame di Alessandro al pascolo all’ombra del bosco poco lontano … anche se, da come si sentivano i campanacci, li pensavo molto più vicini … ?

Mucche e toro docili e avvicinabili compresi i vitellini e da li, apprezziamo la vastità dei colli e delle 4 regioni che confluiscono nella vista sapientemente illustrate da Alessandro che, scherzando, spiegava come l’acqua che piove da quelle parti se cade in una falda della casa rosa confluisce all’adriatico mentre se cade nell’altra falda va a finire nel tirreno … una meraviglia! Richiamando il Re Leone abbiamo anche scherzato con Alessandro perché in certi punti … tutto quello che si vedeva all’orizzonte bello vasto … era già suo … ?

Delle oltre 160 aziende circa del comprensorio di prima del terremoto, 10 lo hanno seguito nella sua intenzione di unire gli intenti condividendo fatiche, mezzi, produzioni e queste sono confluite nel GPS. Ora sappiamo anche da cosa è derivante la sigla ma anche questa, se proprio vuoi saperla devi chiederlo …. E te lo diremo solo dopo un questionario per capire se hai letto con attenzione fino a qui…

Ci spostiamo nel campo di fagioli, recintato per proteggerlo dalle incursioni animalesche … alcuni fagioli rampicanti ed altri da cercarsi in mezzo alle erbacce. Da noi come rampicanti usiamo bambù e reti di nylon … la bastoni di frassino che si possono recuperare da qualsiasi bosco (anche privato); avendo uso civico e di utilità collettiva nessuno può rifiutare l’accesso e la raccolta (meraviglioso!). Inoltre resistono anche 10 anni …

Li ce li declama varietà per varietà … prendendoli e mostrandoceli orgoglioso.

Ci spostiamo da Filosini nel suo laboratorio dove Simone ci fa vedere tutto il percorso del farro (tendenzialmente autoprodotto) fino al laboratorio dove possiamo degustare, tra le altre cose, qualcosa di unico che non compare nei listini ma che ci ha conquistato e che abbiamo finito praticamente subito … posso solo spoilerare che, in mezzo, c’è crema di nocciola per dare la misura di cosa potesse essere…. Comunque chi c’era si è fatto scorte per il ritorno!

La sede è composta con silos per la raccolta del loro farro mietuto, laboratorio di lavorazione del farro che lo porta fino a farina (macinata fresca prima dell’uso…), infine il laboratorio di trasformazione e cottura. I progetti ed i lavori per unificare le due sedi distinte erano stati avviati prima del terremoto e così … procedere speditamente nella costruzione, ha permesso loro di continuare a lavorare dopo che erano stati seriamente danneggiati i vecchi stabili.

Dopo aver fatto la solita mezz’oretta di domande modello “santa inquisizione” al povero Simone, la spesa allo spaccio (per il vero anche piuttosto frequentato da turisti e non solo), ce ne andiamo al mattatoio gestito da Fabio dell’azienda agricola biologica Guerci. Ci mostra il mattatoio nei suoi vari ambienti e linee (bovini, Suini, Ovini). Non ero più entrato in un macello da quando diventai vegetariano nel 1997/1998; devo ammettere che, essendo questo un macello di minori dimensioni e sicuramente più “contenuto” di quello che avevo visto io, mi ha dato l’impressione di essere anche più a “misura” ed ho perfino apprezzato alcune attenzioni che sono state attuate per l’animale dal suo arrivo al suo sacrificio. Una per tutte: l’animale vede l’ambiente “piastrellato” interno solo al momento del suo ingresso nella trappola di stordimento, restando in percorsi esterni al capannone fino a quel momento; posso assicurare che questa minima attenzione per me potrebbe influire non poco sullo stato d’animo dell’animale nei suoi ultimi momenti di vita. Comunque sul discorso dell’eticità del sacrificio animale (sia esso di allevamento che selvatico) non mi voglio addentrare perché abbiamo fatto, a più riprese e in diverse occasioni, almeno un paio d’ore di ragionamenti con Alessandro in modo schietto e diretto ma, soprattutto, aperto all’ascolto di tutti i punti di vista e che, per la verità, mi ha parecchio fatto riflettere.

Finita la visita alle 13:00 ci spostiamo alla sua azienda dove ci accoglie Maya (la moglie) e vediamo stalle dove le galline pasturano assieme alle mucche più “domestiche” ed alcuni vitellini che non sono andati al pascolo (P.s. complimenti a Fabio per la moglie!). Altre galline pasturano nell’ovile con alcune pecore; le piccole e quelle meno girovaghe sono tenute chiuse in ovile  mentre il grosso della mandria è in giro libera ed al pascolo (le vedremo nel pomeriggio …) e rientrano la sera con il buio. Mucche e buoi si vedono in lontananza in alpeggio (Fabio va a vederle ogni giorno con la jeep) … cercando di farle rientrare nei loro confini quando vanno troppo “oltre”. Vediamo tra le pecore anche una con una gamba steccata (ci spiega Fabio che se l’è rotta qualche giorno addietro) e li personalmente ci ho percepito il rispetto per l’animale: chi gestisce un macello e si mette a steccare la gamba di una pecora cercando di curarla… ammetto che non me lo aspettavo proprio!

Entriamo nel loro laboratorio (25 mq tutti ben sfruttati e organizzati) e li ci attendono forme ben stagionate e appena lavate e diversi vasi di passata a far bella mostra di se. Ma è proprio li anche il nostro “pranzo a buffét” tutto preparato con prodotti dell’azienda … vi lascio solo pensare che invasione di odori e aromi abbiano deliziato il l’olfatto ed il palato! Siesta all’ombra a fianco al recinto di maiali alcuni dei quali, curiosi, venivano a vedere e a “mendicare” qualcosa. Fabio e Maya ci spiegavano che ora i maiali sono tenuti chiusi per paura dell’influenza suina ed abbiamo scherzato sul fatto che ormai, dopo terremoto, neve, incendio … loro sono “vaccinati” a tutto (ma sui vaccini meglio non scherzare qui … 😉 ! Tanti discorsi anche sulle strane strade che prendono i finanziamenti europei alla ruralità e come questi vengano per lo più assorbiti da persone con pochi scrupoli e che non li “riversano” sul territorio.

Intanto che siamo li Fabio ci mostra anche la sua altra passione .. il restauro delle automobili facendoci vedere solo quelle attualmente in gestazione … come riesca a fare tutte ste cose una persona non si riesce proprio a capire. Sapere che anche suo figlio è intenzionato a proseguire l’attività di famiglia è valso, da solo, tutta la fatica del viaggio e contemporaneamente (e ce lo siamo confidati), rende anche sicuro che lui dovrà continuare a lottare fino al suo ultimo respiro…

Ed ecco che ci si sposta per andare a riempire le borracce alla fontana da cui Fabio, in autonomia, si è fatto circa 2 km di condotta per portarsi l’acqua in azienda …. Fontana meravigliosa e li, al passaggio di un pullman pieno di turisti, abbiamo maturato l’idea dell’anno … essendo dell’anno è riservata e non possiamo rivelarla nemmeno sotto tortura perché potrebbe essere carpita e fatta propria da speculatori senza scrupoli …

Continuando siamo arrivati alle pecore che stavano aggirando il monte con un pecoraio e poi su fino al rifugio posto a 1400 metri dove ci siamo gustati gelato e caffè con una bellissima vista sulle vette e sulla valle e dove abbiamo fatto la foto nel quadro d’insieme … che belli tutti li!

A quel punto ci siamo divisi … io e Barbara siamo rientrati per rilassarci e prepararci al concerto nel bosco mentre Eleonora, Diana e Maurizio, con le famiglie sono andati da Casale Nibbi e da quanto mi hanno riferito … mi sono pentito di non essere andato. Va detto che la fisiologia romagnola necessita di ri-ossigenazione anche per la salvaguardia della donna romagnola che altrimenti tende a menare 😉 ; non so, sinceramente, dove trovino questa forza d’animo i marchigiani ma … li invidio!

Il concerto nel bosco … un’esperienza mistica ed unica nel suo genere … qui non si può proprio nemmeno raccontare su richiesta … si doveva esserci per godere sia la voce che i 13 Maestri musicisti che l’accompagnavano e finalmente la cena al rifugio con l’ennesima genialata per la grigliatura delle salsicce … da vedere nelle foto assolutamente … ma trovatevela … micca posso farvi trovare la salsiccia pronta sotto casa … ?

Stanchissimi ma felici si va a nanna, pronti per le crepès del mattino quando ci aspettava la visita ad Amatrice e alla sagra dell’Amatriciana che stava iniziando ad animarsi e popolarsi proprio quando siamo arrivati. La ormai mitica torre dell’orologio, gli infiniti cantieri e mezzi meccanici di movimentazione sparsi lungo il vecchio centro storico oramai un deserto con cumuli di macerie qua e la. L’aperitivo insieme ad Alessandro che poi abbracciamo per salutarlo in mezzo ad un incrocio (letteralmente…) e che ci indirizza all’ultima azienda “Rinascita 78” a Illica dove ci accolgono Sandra e Mara.

Anche qui rapida visita alle stalle con i maialini appena nati in un crescendo di dimensioni e di figliate con i racconti perfino di un doppio parto (qui non si può aggiungere altro per paura di sconvolgere l’habitat ancora selvaggio … ?)

Da loro mi porto via la Comune che ha generato questa cooperativa e i racconti delle migrazioni al pascolo con gli animali e le notti passate in tenda da questi “eroi dell’allevamento” che hanno perfino la cassetta dei medicamenti animali zeppa di rimedi omeopatici.

Qui salutiamo anche Maurizio ed Angela abbracciandoli e ringraziandoli per la “No scoping room” da loro stessi costruita e lasciata a imperitura memoria … vuoi sapere di che si tratta? Solito questionario e poi puoi fare la domanda …  ma per questa serve anche “bussare con i piedi” (offrire qualche autoproduzione…)

Pranzo insieme dall’agriturismo Grisciano dove eravamo attesi e già “apparecchiati”. Vista la grande scelta del menù stavolta ci siamo per lo più orientati verso i funghi ed il tartufo … oramai i due giorni precedenti, avevano saturato i commensali di pasta all’amatriciana … e con un bel brindisi finale finisce la densa tre giorni. Il tempo e le relazioni intessute vanno sicuramente curate e mantenute e spero ci leghino perché, in fondo, queste ultime sono quelle con cui potremo costruire un seguito a questa visita..

Al rientro, percorso a tutta velocità per non dimenticare nulla di quello che abbiamo visto e per mettere giù tutto in questo resoconto, concludo con un grazie dedicato ad Alessandro che riesce a sintetizzare al meglio anche il mio pensiero e che, pertanto, riporto integralmente:

Sono molto felice che finalmente siete riusciti a provare con mano il nostro mondo, tutto particolare e probabilmente anche a capire perché ne siano innamorati “nonostante tutto”…

Saluti radiosi

P.s. Qui trovate l’archivio fotografico e filmatesco …

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