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Furgoncino: si presentano Giovanni Drei di Tre Querce e Piero Manzotti di Tea Natura

Giovanni Drei – Le Tre querce – Noceto

Qualche vigliacco di hacker austro/ ungarico, di una qualche multinazionale del commercio (non faccio nomi per evitare denunce e droni di sorveglianza sotto casa.. 🙄 ) parte sabotandoci il collegamento con Giovanni. Dopo qualche battuta e una prova di visualizzazione di una sua presentazione dell’azienda, crolla il collegamento e non è più nemmeno raggiungibile al telefono fino alle 21:50 circa quando oramai lo avevamo dato per perso e si pensava di passare a Tea Natura ma … finalmente rispunta.

Nel frattempo Mauro Fumagalli,  dalle 21:25 circa, ce ne parla illustrandoci la visita alla sua azienda che ha fatto in uno dei suoi “pellegrinaggi” da Milano alle Marche dove sta ristrutturando un suo casale nelle ridenti colline marchigiane.

Spiega che il furgoncino, per quanto lo riguarda, trasporta veramente delle “relazioni” e crea dei collegamenti umani non indifferenti. Ci dice che Giovanni è partito da un prato che in 10 anni ha trasformato in noceto biodinamico. E’ personalmente rimasto colpito dalla passione e dalla cura quasi maniacale del noceto che ha riscontrato di persona pur nella sua rapida ma molto interessante visita. Ha rilevato come Giovanni gestisca in modo “olistico” la sua azienda. Spiega che i GAS milanesi prima acquistavano le consuete noci di Grenoble ma poi diversi (per primo il GAS di cui fa parte, Filo di Paglia)  hanno virato su Giovanni. Hanno anche organizzato assieme un mini convegno sull’agricoltura biodinamica. Giovanni è coordinatore della Demeter dell’area Emiliano-Romagnola per la sezione biodinamico. Spiega anche che con una Parrocchia milanese invieranno 15 ragazzi a dare una mano alle aziende alluvionate in Romagna il prossimo Luglio (che meraviglia … tra i pochi che hanno capito che gli strascichi dell’alluvione probabilmente segneranno la Romagna per qualche anno!).

Consiglia di visitare il suo sito (che si materializza nel frattempo nei nostri schermi grazie alla condivisione di Eleonora che ne sfoglia le pagine in favore di tutti). Tre Querce è una azienda famigliare (figlio e moglie con lui nell’avventura). Durante la visita hanno approfondito con lui la filosofia che governa la biodinamica spiegando che sono giunti a sostituire gli ultimi trattamenti (non usa più ne rame e ne zolfo), con dei cumuli che poi vengono sparsi sotto le piante. Ha due tipi principali di noci nei suoi campi (principalmente “Chandler” e secondariamente poche “Lara”).

Unisce le sue colture con l’anima attraverso l’olistica che lo guida per permettere, con le sue noci, di nutrire corpo, anima e spirito. Anche l’Università è stata coinvolta con alcuni progetti e piano piano anche altre aziende si sono unite e collaborano con lui

Come sopra alle 21:50 circa Giovanni torna fra noi e parte con il suo racconto.

Spiega che coltivare in biodinamica significa, prima di tutto, rispettare i tempi della natura e cerca di renderci partecipi di cosa significhi questo enunciato con degli esempi. Vista l’assonanza del noceto con un bosco, è noto come ad ottobre (verso la fine) generalmente, le foglie cadano. Se si va in un noceto biologico o convenzionale si nota che le foglie invece resistono anche tutto novembre e aspettano spesso le prime gelate di dicembre per cadere … questo deriva dai trattamenti rameici o fungicidi/battericidi che, pur in quantità e modalità diverse, vengono irrorati. In biodinamica invece le foglie cadono a ottobre/novembre e questo porta alla decomposizione anticipata “secondo natura” delle foglie, viste le temperature; decomposizione che praticamente parte immediatamente alla caduta. I batteri di decomposizione lavorano al meglio tra i 10 e i 25 gradi centigradi mentre i funghi lavorano in modo ottimale mediamente sopra i 20 gradi. Questo porta a riflettere sul fatto che a marzo/aprile, quando le temperature si rialzano e si riattivano anche per il suo noceto biodinamico, il suo inoculo batterico/fungino sarà molto più limitato rispetto ai noceti bio o tradizionali (le foglie si erano in buona parte decomposte già prima dell’inverno nel suo noceto …) e così la ripresa vegetativa della pianta, che arriva anch’essa in questa stagione, viene meno disturbata ed “inquinata” nel suo sviluppo da funghi e batteri.

Lui utilizza oli vegetali (olio di girasole, ecc.) ed oli essenziali (Melaleuca, Tea Tree, oleolito di rafano o aglio), per contrastare funghi e batteri. Con questi riesce a salvaguardare e preservare i funghi ed i batteri buoni. In pratica rispetta ulteriormente la natura non uccidendo i batteri cattivi ma proteggendo le foglie con questi oleoliti che hanno la particolarità di rallentare la loro attività di colonizzazione; riuscendo così a posticipare quanto basta l’invasione di funghi e batteri nello stoma. Spiega che è l’umidità sulle foglie che accentua e potenzia il rischio di diffusione di questi funghi e batteri negativi. Per assurdo, spiega, coltivare piante di noci nel deserto (vista la tanta luce e calore e secchezza dl clima) li renderebbe meno aggredibili da questi funghi e molto più facile e certamente diverso l’approccio alla loro coltivazione (semprechè avessero l’acqua alle radici …)

In pratica lui lascia lavorare funghi e batteri quando non nuociono alla pianta (autunno e inizio inverno) andando ad abbassare il loro vigore e resistenza in primavera lasciando alle piante la possibilità di sviluppare più naturalmente e regolarmente. Un noceto, come qualsiasi coltura agricola, ha quindi diversità di comportamento che sia in un terreno o in un altro e in ogni diversa localizzazione deve essere analizzato e valutato opportunamente.

La potatura viene fatta seguendo le lune, in biodinamica si usa anche il cornoletame (anche lui lo ritiene un po’ strano ma … funziona quindi perché mettersi contro quel visionario di Rudolf Steiner?). Anche da analisi effettuate è stato riscontrato che la sostanza organica in azienda è cresciuta a livelli molto importanti per il tipo di terreno che ha anche in raporto a com’era all’inizio della sua coltura. Le erbe spontanee sono passate da 50 a quasi 100 tipologie differenti, basta una vangata nel terreno per trovare i lombrichi in quantità. Traccia poi il parallelo: + biodiversità significa + resistenza del terreno e delle colture.

Nel gruppo di agricoltori biodinamici con cui collabora ha riscontrato che la biodinamica funziona benissimo anche nell’orto, nei cereali, nei frutteti e in ogni altra coltura agricola. Anche il prodotto finale ha un gusto diverso se coltivato con metodo biologico o tradizionale, pur a identiche varietà di cultivar; le biodinamiche hanno in generale: maggiori antiossidanti, flavonoidi, polifenoli. Tendenzialmente fino a un 20 o 30% in più e con “decadenza” molto più lenta passando dai 3-6 mesi del bio e tradizionale a 6-9 mesi per il biodinamico. Ci invita ad andarlo a trovare a fine ottobre per permetterci di spigolare un po’ le noci oppure fine marzo/aprile per trovare il meraviglioso tarassaco in fiore.

Il solito rompiballe (e chi sarà?) fa la domanda sulla facilità di sbucciatura delle noci classiche rispetto a quelle sue. Giovanni spiega che deriva principalmente dalla varietà. Spiega come la classica noce di Sorrento e ecotipi locali romagnoli hanno un rapporto guscio/gheriglio del  75-25%. Le selezioni delle varietà  hanno portato a delle cultivar di noci che hanno parecchio rivisto questo rapporto arrivando anche ad un 50-50 % e oltre in favore del gheriglio….

Tra le colture fruttifere il pesco è la pianta maggiormente selezionata e il Noce è tra quelle meno selezionate; tra le noci la varietà Chandler è la più “equilibrata”. Le noci francesi sono molto tanniche e dopo 3 noci lasciano un po’ di amarognolo in bocca.

Altra curiosità, le foglie del noce contengono lo juglandone e dove cadono, tendenzialmente, non nasce erba; nel suo noceto invece, oltre all’erba, anche gli arbusti riescono a sviluppare e con questa ci da un’altra chicca: è sempre il terreno che fa la differenza e che può creare vita ma anche non favorirla (vedi foto esplicative che ci ha inviato poi).

A fronte di finanziamenti europei del 1992 indirizzati ai terreni collinari e montani per rimboschimenti con essenze legnose, essendo a quei tempi considerato investimento molto promettente da reddito, il noce l’ha fatta da padrone (come non ricordare che la cucina in noce nazionale era il top di gamma allora … ); così l’appennino è stato “monopolizzato” da questo tipo di piantumazioni. Con l’arrivo del modernariato la cucina in legno massello non la vuole più nessuno e i noceti sono passati a legna da ardere… Ma con queste monoculture così diffuse si sono moltiplicati batteri e funghi specifici che hanno anche “ucciso” le noci delle poche piante “campagnole” che molti piccoli agricoltori avevano per i propri utilizzi e che erano presenti  anche nei giardini delle case. In pratica (ed è veramente così anche nel mio noce che oramai è solo supporto per il filo dei panni stesi …. 😥 ) le noci sono completamente compromesse e, senza fare trattamenti, non si mangiano più le proprie noci in quanto sono tutte vuote e nere all’interno.

In merito invece a possibili allergie alle noci Giovanni spiega che diversi suoi clienti hanno allergie conclamate al tannino delle noci ma non hanno problemi di sorta a mangiare le sue. Spesso l’allergia è verso una molecola “coltivata” e derivante dalla chimica di sintesi e qualche studio (limitato al momento … si investe troppo poco nella ricerca…) orienta in questa direzione. Ha fatto anche lui dei test creando del latte di noce e facendolo cristallizzare per verificare se cristallizza in modo bio-compatibile.

Purtroppo ora ha finito tutto il suo prodotto. Da eterno ottimista spiega che per l’alluvione gli era andata anche benone perché il fiume aveva rotto dalla parte opposta dell’argine rispetto al suo podere; comunque aveva dimezzato la produzione. E’ poi arrivata una grandinata che ha ridotto a ¼ del solito la produzione finale. Si dovrà pertanto attendere ottobre-novembre per le prossime forniture.

A parte (lo avevo dimenticato), ho chiesto a Giovanni come gestisce i rami delle potature , se con trincio o altri sistemi e lui spiega:
Le potature vengono cippate e compostate per il riutilizzo aziendale; economia circolare pura. Sul trattore però non manca di fare precisazioni: A livello ambientale i problemi sono innumerevoli, e tali che necessitano di essere affrontati a livello di sistema. Tutto ciò che è stato possibile fare a livello di azienda è stato fatto; si entra poi in campi d’ azione come: la qualità dell’aria e dell’acqua, l’energia e i combustibili fossili per il trattore, l’uso della plastica ed altre tematiche simili che, al momento, sebbene ridotte al minimo, non sono ancora di facile sostituzione.

 

Piero Manzotti Tea Natura – Detersivi e cosmesi

Loredana del Dadogas abita a 2 km dall’azienda di Piero e spiega che, da quando è nata l’azienda, Piero è a loro vicino; oltre ad aver aiutato a sviluppare il GAS ad Ancona. Spiega che l’attrattiva principale che i gasisti rivestono, nei prodotti di Piero, sono riferiti al suo modo di lavorare e la particolare attenzione all’ambiente ed agli imballaggi; con la svolta avvenuta in Tea con la cosmesi solida, sono stati definitivamente conquistati.

Piero, dopo essersi ritemprato dalla giornata con una lauta cena consumata davanti al monitor mentre ascoltava Giovanni, spiega i motivi della sua ammirazione per gli agricoltori: il contatto diretto con la natura, la “scorza dura” tipica delle persone che la natura la vivono a stretto contatto in ogni stagione. Persone che hanno maturato un grande equilibrio rispetto alla natura stessa ed ai suoi “capricci” sono le ragioni fondamentali di questa ammirazione. Farà molta fatica a parlare dopo Giovanni affrontando discorsi sulla detergenza o gli oli essenziali.

Si augura che sia i produttori che i fornitori dei GAS e anche oltre possano tornare a porre come fulcro delle loro attività il sistema di sviluppo inteso a 360 gradi; lui riscontra che la società sta prendendo una piega molto poco naturale ed orientata prioritariamente al puro profitto.

Quando aveva 23/24 anni e stava uscendo da storie di  tossicodipendenza con uno strascico di epatite virale che gli ha richiesto un ricovero ospedaliero di 55 gg da cui è uscito con i medici che si arrendevano dopo averne provate di ogni. Ha così iniziato una sua personale ricerca di qualcosa che lo guarisse e si è “orientato e votato” all’alimentazione naturale aprendo così un piccolo negozio (15 mq) di prodotti naturali. Dal 1982 al 1985 ha proseguito in quella direzione, aggiungendo poi anche un ristorante dove ha conosciuto la moglie; alla nascita di Edoardo è passato ad una fase di ricerca che lo ha portato in tutta Italia per trovare fornitori per gli alimenti biologici e naturali che potessero “guarire” oltre a se stesso, anche i clienti suoi che ne frattempo aumentavano.

Ha partecipato alla operosa battaglia per la salvaguardia di diversi grani antichi nel suo percorso (grazie a Paola per la bella immagine che è parecchio significativa …. meraviglioso intreccio di saperi la chat del furgoncino… 🙂 ).

Alla nascita della seconda figlia (che inizialmente voleva chiamare Tea ma poi ha chiamato Dora … da qui si intuisce che forse Tea Natura la considera come un’altra figlia … 😆 ), ha realizzato che, per come aveva strutturato la ditta, era sempre più difficile gestire filiere complesse e così diverse tra loro. Era complicatissimo garantire la giusta conservazione di prodotti (cereali e legumi). Aveva siti di stoccaggio o silos sparsi per mezza Italia e stava diventando troppo invasivo per la sua vita personale tenere tutto sotto controllo e sopportare i rischi di errori di conservazione. Dover buttare cose di alta qualità, invase da tonchi o altri parassiti, lo faceva stare male e non era assolutamente disposto a scendere a compromessi con trattamenti chimici, conservanti o solfiti.

Questa consapevolezza lo ha portato ad analizzare il mercato “di qualità” legato al mondo del biologico. Nel 2003 non esistevano detersivi ecologici e biologici in Italia. Ha così iniziato pertanto a importare Almacabio dalla Germania o Elcover; in generale prodotti molto costosi e con etichette nemmeno tradotte in italiano. Addirittura li andava a prendere a Bolzano con un furgone a staffetta con un ragazzo che glieli portava direttamente dalla Germania con tanto sbattimento suo e impatti economici elevati.

Da qui ha pensato di produrseli in proprio e proprio in quel periodo sono nati sia Officina Naturae che Tea Natura (e nemmeno si conoscevano pur essendo a pochi chilometri di distanza…). Piero ha voluto in Tea la centralità della persona nel progetto, non è mai stato suo obbiettivo primario privilegiare fatturati e ingrandirsi a dismisura. In pratica, ammette, che non l’ha mai voluta trasformare in “industria”. Sono, ad ora, 9 persone in tutto (lui compreso). Ha assunto tutti e, da subito, con contratto a tempo indeterminato; non ritiene giusto che solo i migliori debbano trovare lavoro e ha gettato le basi per riuscire  a crescere con tutti i suoi collaboratori. Tea è società benefit che quindi necessita di bilancio di sostenibilità e lo dimostra sostenendo progetti specifici. Ogni anno progetta direttamente o accoglie e sostiene uno o più progetti in giro per il mondo (pozzi in africa, boschi da salvare, donne da aiutare in Somalia ed Etiopia, ecc.). Tea è anche certificata B Corp (mo pensa te …. ho dovuto cercare su internet che cosa significhi …), quindi, spiega Piero, viene valutata sia come governance interna che come impatto ambientale e questo la porta ad un punteggio finale che viene a essere di garanzia per i propri clienti. E’ la 21esima B Corp certificata in Italia; ora sono 270. Ultimamente accedono a questa certificazione anche aziende un po’ “dubbiose” (e se eri presente sai bene a chi ci si riferisce….); sta quindi maturando l’impressione che questa certificazione stia virando verso il greenwashing pertanto sta valutando di uscirne.

Spiega che Tea Natura, pur lentamente, è andata sempre crescendo; ha risentito di una “botta di arresto” per il covid riscontrando che sono calati soprattutto i negozi ed i centri di alimentazione biologica che erano suoi clienti. Ha deciso, con i suoi collaboratori, di aiutare anche alcune di queste realtà in sofferenza: allungando loro i termini dei pagamenti e anche con micro-finanziamenti. Rileva, a malincuore, che le vendite su internet sono impennate e questo, tendenzialmente, non lo entusiasma assolutamente perché non aiuta il tessuto economico e sociale delle città.

I GAS hanno caratterizzato profondamente la vita di Tea; agli albori della sua azienda (da solo faceva tutto compreso fatture e registri contabili….) i suoi clienti erano prettamente negozi. Arrivarono da lui in azienda due ragazzi del GAS di Perugia e lui cercò, in prima battuta, di orientarli ai negozi che riforniva. I due, non paghi del suggerimento, sono stati ad aiutarlo tutto il giorno spiegandogli nel frattempo i rudimenti dell’economia solidale e i principi basilari del GAS e, alla fine della giornata, lo hanno portato a bordo del mondo dei GAS. I due fecero un report specifico su questa visita e sulla sua azienda su retegas.org e lo fecero conoscere a tanti altri … Arrivarono altri GAS e questo moltiplicava i clienti allargando la sua azienda. Riconosce ai GAS di averlo portato a ragionare sul prezzo trasparente, sull’importanza dello scambio di saperi, ecc.

Ha fato parte anche, per due mandati, di RES Marche nella valutazione la sostenibilità delle aziende. Ha aiutato e propiziato perfino lo sbarco GAS (ritrovo di tutti i GAS Nazionali) a Fossombrone in quegli anni  e tutto questo attivismo lo ha portato in contatto con tantissime persone interessanti. Ricorda poi la presentazione agli inGASati e di come sia spuntata, in quell’occasione, l’idea  del ri-detersivo a seguito delle domande e delle sollecitazioni a migliorare la sua produzione. E’ proprio da una inGASata, che gli propose la sfida di riutilizzare l’olio di scarto alimentare in sostituzione delle materie prime come l’olio di cocco trasportate dall’estero via mare, che nacque il “germoglio” del Ri-Detersivo su cui ha iniziato subito a ragionare e lavorare (vediamo se commenta chi è stata … sono curioso eprchè quella sera non riuscii a partecipare…).

Iniziò ad usare il suo olio biologico di frittura esausto come tensioattivo e tutto andava bene, quando ha allargato ad altri oli ha dovuto più volte rivedere il processo di filtraggio e ri-utilizzo. Ora usa 2,5 tonnellate/anno di oli recuperati dalle case e dai ristoranti locali. Un po’ ne compra anche da Adriatica Oli, con cui organizza anche interessanti lezioni e conferenze a scuola per insegnare ai bambini ed agli insegnanti l’importanza di riciclare i loro oli di casa, e non scaricarli nel lavandino. La magia principale (che gli illumina il volto mentre la esprime), è che attraverso la saponificazione gli oli esausti diventano completamente biodegradabili (quando se buttati direttamente in ambiente non lo sono se non in minima parte…).

Spiega anche che olio esausto viene anche usato nel biodiesel, ma questo utilizzo potrebbe finire quando tramonterà il motore a scoppio, mentre il detersivo serve e servirà sempre. Ha provato a proporre anche ad altre aziende la possibilità di fare detersivi con questi oli (sente il dovere di estendere anche ad altri la sua conoscenza e la possibilità di rendere diffusa questa consuetudine!), ma non ha raccolto tanto proselitismo.

In azienda non ci sono cartellini da timbrare, l’orario di lavoro è ritagliato su ciascun lavoratore e ogni 3 mesi si può rivedere, in accordo con le esigenze personali mutate di ogni collaboratore. Quando ci sono stati problemi personali di qualche suo collaboratore hanno risposto come gruppo e come azienda dando tutto il tempo necessario alla soluzione del problema – continuando a pagare la/le persone anche per mesi, pur se non lavoravano. Tutto il gruppo ha condiviso il lavoro in più e la ditta ha continuato a pagare la/le persone (mi sembrano cose di altri tempi … ).

In azienda hanno anche una cassetta dove ognuno mette idee, stimoli e proteste che poi, tendenzialmente, analizzano durante un paio di incontri settimanali (lunedì e venerdì solitamente). Lui stesso con Tea Natura organizza un mercatino in zona porto di Ancona (quartiere che è pieno di extracomunitari poco tollerati dalla città). Proprio in quel luogo ha voluto aprire il mercatino per cercare di creare le connessioni e, da circa 10 anni, con altri 26 produttori lo porta avanti. Secondo Piero la spesa con il GAS è “carbonara” (solitamente riservata comunque agli iscritti) e lo scendere in strada e nel mercato invece “ufficializza” e mostra a tutti, attraendo e coinvolgendo molte più persone. I rapporti con il Comune per questo mercato sono gestiti da Tea, ogni produttore paga 2,50€ ogni sabato e insieme decidono le “politiche” del mercato stesso.

Ha sempre cercato di mantenere i prezzi più bassi e trasparenti possibile. I prezzi del GAS erano gli stessi dei negozi inizialmente, poi però ha dovuto alzare il listino dei GAS (del 10% rispetto ai negozi) a causa di qualcuno che è andato in negozio criticando i ricarichi che lo stesso applicava. Sarà presente a Solidalia. Non andrà a “Fa la cosa giusta” perché ha perso un po’ la magia ed attrattività iniziale che aveva.

Ci dice anche che l’olio essenziale di bergamotto e di citronella hanno composto l’originale sapone di Marsiglia … (anche questa non la immaginavo proprio!).

Giovanni chiede se l’olio di noci (ne produce con quelle noci che, pur buone, hanno il frutto scuro o di seconda) potrebbe essere utilizzato nei suoi prodotti; Piero spiega che vista la “preziosità” di questo olio sicuramente per la cosmesi si potrebbe usarlo ma non per i detersivi (sinceramente io quelle che trovo come non bellissime le tengo per i biscotti di cui vi posto la ricetta …. Utilizzo ben più nobile ?). Alcuni suoi fornitori ne suggeriscono l’utilizzo per creme viso e, l’indomani, gli avrebbe mandato le caratteristiche e i fornitori stessi.

Spiega come un detersivo non possa essere venduto a prezzi “esagerati”, pertanto se si cambiano le materie prime deve comunque mantenere prezzi ragionevoli. Ora Tea sta fatturando quasi più ai GAS che non ai negozi. Lui, come titolare, prende quanto i suoi dipendenti e a volte pure meno. Ha fermamente pianificato, con Banca etica dove ha i conti aziendali, 3 anni di “garanzia di prospettiva” per i suoi dipendenti sia come TFR che come accantonamenti. Spiega anche che, se perde i GAS, dovrà inevitabilmente virare verso la vendita on-line; anche noi abbiamo la nostra responsabilità e speriamo che il furgoncino possa compensare il generale rallentamento che ha percepito e segnalato negli acquisti del GAS.

Eleonora ipotizza di riuscire a chiudere il giro sui GAS del furgoncino con: acquisti di olio di semi da Alessandro de “I semi di zucca”, utilizzo da parte del gasista di questo olio per poi farlo rientrare al successivo giro del furgoncino, esausto a Piero che lo rimette in circolo come detersivo (W l’economia circolare!). Lui collabora con l’Adriatica Oli che già fornisce il prodotto in regola con la normativa vigente di smaltimento di queste “materie prime seconde” ma si potrà ragionare se e come poter tentare questa avventura.

Piero fa parte di un GAS suo aziendale, che farà salire sicuramente nel furgoncino ora che anche lui è un hub con la sua azienda (sapete della mia passione per i fornitori che sono anche gasisti …. E qui parliamo di una intera azienda gasista….  😛  ). Comunque sottolinea che la sua spesa è sempre effettuata al mercatino di Ancona!

Alla domanda sui detersivi alla spina spiega che, se messi in grosse taniche, come è consuetudine fare, queste vanno igienizzate e ripulite prima di essere riutilizzate e le macchine per farlo hanno costi proibitivi. Hanno comunque un volume che occupa il mezzo del corriere per la logistica e l’immagazzinamento ed infine il lavaggio richiede moltissima acqua. Per questi motivi la loro scelta è stata di dare Bag in Box ai negozi di sfuso usando taglie da 10,5 litri per riuscire a riempire 10 contenitori da 1 litro, lasciando un po’ di margine per, eventualmente, recuperare anche l’ultimo mezzo litro all’esercente. Questo è il sistema, in assoluto, meno impattante a livello di acqua e plastica residua che, peraltro, si può serenamente conferire con la plastica riutilizzando la confezione in cartone. Anche far scendere il detersivo in modo rapido sulla bottiglia non è sempre così facile, aveva perfino testato delle pompe da acquario per mettere in pressione e facilitare il riempimento dei contenitori ma resta operazione comunque difficoltosa. Rileva che purtroppo i negozi alla spina sono sempre meno e anche questo è significativo della declinazione delicata che hanno questi aspetti, per quanto cari a noi gasisti.

Ha anche ipotizzato e testato dei foglietti contenenti capsule (con il detersivo), capsule da inserire in lavatrice assieme ai panni; ha approfondito la composizione chimica riscontrando molecole che poi devastano l’ambiente e ha declinato la possibilità di sviluppo.

Nel mercato ci sono parecchie “scoperte” di questo ultimo tenore ma, da sue analisi, risultano poco significative e con dosi “omeopatiche” (per dire scarsissime…) di principio attivo e molto arricchite di altri prodotti per rendere diluibili questi prodotti nell’acqua di lavaggio.

Spoilera infine che sarà a breve disponibile una bustina di polvere da 50 gr da sciogliere in acqua per fare detersivo piatti a mano in un contenitore con acqua … ma l’attuale sapone solido è comunque molto buono (e anche li … appena il giorno successivo manda la pubblicità già di qualche concentrato già disponibile come da immagine… 🙂 )

Per la lavastoviglie c’è già detersivo in polvere in scatola di cartone.

Stimola parecchio anche noi gasisti ad avanzare proposte, proprio come fecero gli inGASati, così da trovare nuove idee e linee di produzione.

Non ci crederete ma si è fatta oramai mezzanotte … Irene (altra inGASata che ha permesso di farci arrivare al record di presenze, così siamo in 2 😳 ) ci ha accompagnato fino alla fine e la ringrazio come ringrazio tutti gli altri che hanno resistito … per chi non credesse all’orario di fine vi metto l’ultima schermata … con orario in fondo a destra?

 

P.s. in chiusura Piero osserva che non c’è un hub a Bologna del furgoncino e ci stimola a lavorarci visto il mercato comunque importante

Una risposta su “Furgoncino: si presentano Giovanni Drei di Tre Querce e Piero Manzotti di Tea Natura”

Grazie per il commento che ho riletto volentieri, anche se ho visto tutto con molto piacere. Questo furgoncino mi piace.
Ciao
Irene

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