Stamattina sono andato al Gaspaccio e sono stato 40 minuti a parlare con Elena che mi ha rimandato un pò di “stimoli” elettrizzanti.
Nei 40 minuti solo Irene ed Arturo si sono visti a ritirare il pane ed effettivamente, vuoi per la sede meno centrale, vuoi per gli stimoli meno importanti (in pratica con consegna a domicilio di verdure, latticini e carne ci rimane solo l’ordine del pane da ritirare fisicamente), l’occasione di fermarsi a parlare si è un pò rarefatta.
Anche io ammetto che il sabato l’attività “fluviale” sui sentieri mi “rapisce” e impegna (stamattina però vista la pioggia mi sono concesso di dormire fino alle 10:00 …. :-)).
A questo punto con Elena si è riflettuto che potrebbe essere arrivato il momento giusto di una svolta …. e potremmo fare qualche “pensata evolutiva“.
Ad esempio ci siamo soffermati su qualche riflessione, fatta anche la settimana precedente alla presenza di altri inGASati:
- Si potrebbe pensare di aderire seriamente al progetto “plastic free” che si sta promuovendo con il progetto “Ronco-Bidente partecipato”. In pratica fare ordini solo di prodotti o restringendo i listini e permettendo l’ordine di prodotti senza contenitori plastici.
- Un altra possibilità da percorrere potrebbe essere quella di favorire “convenzioni” aperte con gli esercizi commerciali locali aiutando la sopravvivenza di negozi e attività che abbiamo fuori porta (un’idea è anche espressa sul resoconto dell’ultima plenaria come possibilità per i forlivesi … e non solo);
- un’altra potrebbe essere quella di perseguire e proporre il ciclo di produzione del pane del nostro fornaio storico (Paolo de I Tirli) anche al vicinato Meldolese così che altri anche non iscritti possano fruire dell’ordine come il nostro a Meldola venendo a ritirare (il vincolo è che comunque resta un pò “fuori dalle righe” e da strutturare per i pagamenti, e resta un singolo ordine settimanale).
- Si potrebbe propiziare anche l’evoluzione di un fornaio locale che apre una linea inGASata di pane a filiera controllata ed a prezzo trasparente così da riuscire, magari, a chiudere la produzione tra cereali e farina della Lenticchia, panificazione a Meldola e Forlì e consumo di vicinato e aperto sia a inGASati che a non inGASati naturalmente garantendogli una base di acquisto certa. La possibilità di aprire questo prodotto a tutti i cittadini, rendendoli consapevoli della scelta e partecipi nella definizione del suo prezzo finale (Filippo potrebbe scrivere un saggio su come viene composto il prezzo della sua farina dal seme al sacco….), potrebbe farci fare un salto di specie e riattivare un pò la nostra apparente “stanchezza”.
Sono idee ma, come tali, possono essere integrate e ampliate oppure arricchite con altre. Si possono far abortire sul nascere oppure dargli gambe e strutturarle concretizzandole magari parlandone con i nostri fornitori (si pensava appunto che ci sono linee di saponi e shampoo solidi zero plastica per la cura del corpo e, magari, non serve molto a fare linee analoghe anche per la cura della casa/il bucato.
Ragazzi, che facciamo?
Mettiamo la proposta come proposta base di discussione per la prossima plenaria?
Riattiviamo i sorrisi e mostriamoli al mondo, una immensa risata seppellirà questo periodo!
Saluti radiosi
5 risposte su “Che si fa? Cambiamo qualcosa?”
Va a finire che ci distruggono le piccole e medie imprese dell’agroalimentare …. mi sto sempre più caricando 🙂
https://go.byoblu.com/CrisiAgroalimentare
L’idea nasce da due criticità
– non siamo più uno stimolo di cambiamento per il contesto in cui viviamo (non cresciamo anzi diminuiamo). Come potremmo essere di nuovo uno stimolo al cambiamento e come possiamo sostenere con più efficacia chi oggi nel territorio sta affrontando una transizione ecologica?
– I nostri riti per me non funzionano più, sia l’apertura settimanale che la plenaria sono più uno sforzo che un piacere. Come possiamo valorizzare i talenti e le passioni di ognuno e trovare nuove modalità per rendere più piacevole ed efficace il nostro modo di lavorare insieme?
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Sono criticità e, di conseguenza, stimoli mica da poco!
Trovo che sia assolutamente fondamentale interrogarsi su cosa possa fare il gas per essere motore di cambiamento sul territorio.
Ma personalmente continuo a pensare che anche verso noi stess dovremmo continuare a interrogarci. Cioè: il gas secondo me non deve essere solo un altro modo di fare la spesa ma un modo di fare il mondo diverso, di cambiare e diminuire le nostre esigenze e i nostri bisogni in un’ottica, se non di decrescita, comunque di de-costruzione di alcuni servaggi che abbiamo. E lo dico consapevolissima che io e la mia famiglia per prime facciamo molta molta fatica, perchè la fretta, gli orari, gli incastri con lavoro, scuola, genitori, nonna rende complicato fare da se e oramai impossibile autoprodurre. Ma ciò non significa che io non ci creda…Quando abbiamo fatto la riunione a inizio ottobre ho risentito certe vibrazioni, certe parole chiave che mi fanno dire “io voglio bene al gas, mi piace starci” ma poi sento che facciamo fatica a tenerla in moto questa vibrazione. Quindi forse riuscire a reimmergersi nella realtà e in una realtà che sia del nostro vicinato e territorio, potrebbe proprio far bene. Scusate il flusso di coscienza, spero di essermi spiegata almeno un po’. A presto!
Sicuramente si nota un certo distacco, ma in fondo è legato a ciò che ci circonda che ha subito un cambiamento, forse grazie anche alla ns presenza, infatti blindarci al semplice acquisto non è più basilare visto che prodotti bio e locali ora si trovano più facilmente. Secondo me dovremmo ritrovare una forza nelle iniziative green, cioè farci portatori di iniziative a favore del cambiamento verde, vedi il sentiero fluviale e anche un “plastic free” può essere un salto in avanti, come anche lo sfuso locale (infatti anche io sono meno stimolata all’acquisto di taniche e contenitori vari di plastica). Detto questo esprimo qui il mio amore per il gruppo e per quei rarissimi, purtroppo, momenti di discussione sempre stimolante.
Io ci sono, anche se non sempre presente.
Irene
boh, io sono carica. diversa, cambiata, invecchiata, ma carica.
trovo diverse nuove connessioni che possono portare nuova linfa e arrampicarsi sugli specchi e fare cose super difficili non serve secondo me, magari invitare persone che siano di esempio che raccontino la loro esperienza però potrebbe essere una marcia in più. Organizzare e fare cose insieme unisce, sempre. Nel tempo che si trova. E se non si trova, ma si vorrebbe….allora bisogna fermarsi un attimo e scendere dalla ruota 😉 grazie per gli stimoli, sempre!