Ieri in televisione non so bene in quale canale, intervistavano dei produttori di vino Chianti in Toscana che spiegavano come, essendo fuori dalla filiera di vendita dei supermercati, hanno avuto un tracollo di vendite che ha impedito che svuotassero i magazzini del vino di anno scorso, ora possono solo vendere il loro vino a 30 centesimi al litro per produrre alcool grazie ad una sorta di incentivo Statale… un vino di qualità superiore e che veniva esportato in tutto il mondo che finisce per essere usato per igienizzarci le mani prima di entrare al supermercato …. 😥
Mostravano anche riprese di vigneti che mantengono un ordine e una cura nelle campagne e nelle colline e che salvaguardano il territorio, per fortuna! Non dimentichiamoci che lo stesso compito lo faceva anche il contadino di una volta che, nel suo appezzamento di terra sicuramente di dimensioni più contenute aveva, oltre alla vigna, anche il frutteto, l’orto, il cereale e qualche animaletto da cortile…
Hai voglia te a vendere i milioni di bottiglie prodotte on line (i più avevano il 75% di invenduto…) ed è impossibile non riflettere se questi enormi vigneti siano la soluzione corretta per quel territorio.
Morale: gli imprenditori intervistati non sapevano dove stivare il vino di quest’anno e, per mantenere in vita l’azienda creata con i sacrifici, si espongono tutti con le banche o attingono dai risparmi; una signora lo diceva mentre piangeva e mi ha veramente “toccato”.
Questa Società ci fagocita e quando il “mercato tira” ci convince ad investimenti oltre il buon senso. Difficilmente mi toglieranno dalla testa che il locale deve essere il principale mercato lasciando all’esportazione una piccola quota percentuale per concedere qualche arrotondamento al budget finale …. Il Professor Rajan nell’articolo (me lo ha suggerito una cara amica!) parla di muri, da tenere comunque bassi a cura dello Stato, ma di muri comunque parla!
Sento un pò il nostro lavoro di Acquisto Solidale come uno stimolo non ad alzare il muro ma a … manutenenerlo perchè non crolli … e tu che ne pensi?
Saluti radiosi
3 risposte su “Riflessione sulla nostra essenza… inGASata”
Senza andare in Toscana basta guardare le nostre colline, i più bei vigneti sono in mano a pochi grandi produttori, inoltre stanno scomparendo i piccoli vigneti, quelli che i nostri nonni curavano e ci permettevano di bere del vino forse non sempre perfetto, ma sicuramente sincero come piace definirlo a me. I nonni stanno morendo ed i piccoli vigneti scomparendo…. Sostenere le piccole imprese locali, come La Lenticchia, deve essere il nostro principale obiettivo. Sarebbe bello trovare un produttore di vino genuino che non venda il suo vino a peso d’oro, che non lo faccia solo per il soldi, magari un vino non perfetto ma sincero.
Maurizio
Sono riflessioni più che condivisibili, meglio non affidarsi troppo ai mercati globali e non fare viaggiare troppo le merci, i cibi, anche perchè questo oltre ad una esposizione al rischio globale, genera dei sovra-costi, del traffico, dell’ inquinamento, etc. Però ci sono almeno un paio di però: il confronto col “mercato” è sempre necessario: non ci si può chiudere nemmeno in una bolla locale dove vai a pagare, al GAS, un succo di mela romagnolo 5 euro/litro, direttamente al produttore. Se in Romagna non si riesce a fare di meglio, per quel prodotto, dico io, lasciamolo fare in Alto Adige, che non è poi così distante, è un luogo di eccellenza per quel prodotto e dove lo paghi, dal contadino, tra i 2,00 e i 3,00 euro al litro (parliamo sempre di prodotti biologici o addirittura biodinamici). Ogni luogo ha le sue tipicità ed è importante rispettarle, come è importante aiutare il piccolo produttore, ma anche rispettare l’acquirente e il suo denaro: non è giusto fare o chiedere beneficienza, additando il mercato come un essere diabolico. Il mercato, un mercato in qualche modo ci vuole… Inoltre, se io mi specializzo, in qualunque settore, tirando fuori un prodotto di eccellenza, che poi produrrò in quantità difficilmente contenuta, altrettanto difficilmente lo riuscirò a vendere tutto localmente: è naturale estendere il raggio di vendita, lo fanno anche diversi nostri piccoli produttori che vendono ben oltre i confini regionali.. Questo aumento di produzione contribuisce a creare un maggior margine per il produttore e anche un abbassamento dei prezzi per l’acquirente.. La signora che piangeva, l’hai solo vista piangere e non quando qualche tempo prima magari gioiva dei colossali risultati economici, quando magari senza scrupoli applicava logiche industriali e speculative alla sua produzione (ipotizzo) e si comprava un mega SUV. E’ naturale, se fai l’imprenditore, se ti esponi, rischi e più ti esponi più rischi, in positivo ma anche in negativo. Quindi, se vuoi fare il grosso, ti prendi un bel margine di sicurezza, ti dai delle regole, una direzione, una sobrietà e non vai a piangere appena l’anno dopo si fa dura, anche perchè, chi l’ha detto che è dura solo per i produttori? Non sarà che quasi sempre è dura anche per gli altri e che il denaro, il prezzo delle merci dovrebbe in qualche modo essere sempre un giusto metro, attentamente pensato e definito?
Bella riflessione Stefano,
indubbio che un “mercato” ci voglia, indubbio che con più ti “specializzi” e con più puoi andare incontro alle esigenze di prezzo ma indubbio anche che la natura va vista nella sua interezza.
Proviamo a pensare al discorso del succo di mela e quello che ne deriva se lo faccio da un coltura intensiva di mele pur biodinamiche e naturali. Pensiamo alla coltura di una mela in un greppo dove ci vai fino ad un certo punto con il trattore ma poi l’ultima parte ti tocca farla a piedi o dove sicuramente non riesci ad automatizzare gran che sia della produzione che della raccolta che della potatura. Difficile pensare che questa possa avere lo stesso prezzo di taluni appezzamenti in pianura. Se poi vogliamo pensare a farla trasformare in laboratori che fanno dell’etica del lavoro un leit motiv e che fanno lavorare anche persone disagiate forse non sarà la stessa cosa dell’impianto di trasformazione semi industriale e completamente automatizzato.
Ma tra le due soluzioni scegliamo quella che ha un prezzo più abbordabile perché anche noi, bene o male siamo inseriti nel mercato e con quello che ci arriva per il nostro lavoro dobbiamo fare i conti, giustamente.
Il problema, per me, è che non riusciamo ad apprezzare direttamente quanto la collettività paga per un alluvione che magari fa allagare tanti terreni biodinamici a causa di alcuni tronchi che scendono a valle e si mettono di traverso nei fiumi e che impediscono o rallentano il deflusso delle acque; oppure che alcuni terreni lasciati abbandonati non assorbono a monte per come potrebbero ingrossando oltremodo i fiumi; delle strade e dei ponti che vengono abbattuti da questi alluvioni o degli alveari spazzati via da un esondazione; piuttosto che qualche azienda che deve chiudere i battenti perché completamente resa inagibile dagli allagamenti … e potrei continuare, temo.
Naturalmente non riusciamo nemmeno ad apprezzare il valore del reinserimento lavorativo di alcune categorie di persone che se non hanno questa o quella cooperativa sociale che le fa lavorare peserebbero completamente su delle famiglie messe già a dura prova di suo da certe forme di handicap di qualche loro componente.
Sicuramente si apprezza il SUV di questo o quel “produttore” e magari anche il fatto che porta il figlio al Nido con una retta frazionaria rispetto a chi invece porta il figlio in con una utilitaria … magari di seconda mano e continua la sua “selezione etica” negli acquisti.
Ho acquistato un olio di oliva a 11€ al litro che è nostrano e molinato localmente ed i miei figli maggiori mi hanno sbeffeggiato perché sono l’unico nella schiera dei loro amici che si concede questo “lusso” … guarda caso una buona fetta di amici hanno l’I Phone … questione di priorità si direbbe.
Penso che alla fine il fiume Bidente, che passa dietro casa mia, grazierà il mio pollaio (siamo arrivati a circa 50 cm di dislivello dallo stesso con la piena di qualche mese fa … una delle peggiori che ricordi da quando abito qui) grazie anche a quel succo di mela che pago così e che semplicemente riduco nell’utilizzo e nell’ordine rispetto a quanto mi piacerebbe ma resto su quello perché è giusto che anche i Trentini facciano la loro parte per il loro territorio dimostrando che ci tengono come io faccio con il mio. Per l’olio invece ho scelto di aiutare chi lo coltiva vicino ad un altro fiume che sicuramente ha meno attinenza con me personalmente, ma resta affluente del Montone, e quindi mi auguro possa permettere a tutti di fruire in serenità del parco Urbano di Forlì senza rischiare (spero!) di farlo spazzare via da una piena mentre l’IPhone può restare agli amici americani che sicuramente sanno fare molto meglio di me a curare i propri interessi. Sono imperfetto comunque perché uno dei miei figli l’iPhone ce l’ha pur essendoselo pagato a suo tempo con i suoi risparmi … così come ammetto che ho trovato il simbolo di amazon in una scatola nel bidone della carta …. anche questo frutto di un acquisto sicuramente a mia insaputa ma … effettuato …. 🙁
Insomma qui sicuramente andrebbe ridisegnato un po’ tutto l’aspetto contributivo del paese cercando di fare in modo che i contributi statali vadano prioritariamente a chi svolge la funzione di salvaguardia dell’ambiente che, per mio difetto di fabbrica, ammetto purtroppo non riesco ad inquadrare in chi ha colture intensive e latifondiste alla pari di chi invece cerca di mantenere podere in posti ameni differenziando le colture e prendendosi anche cura del restante territorio a lui circostante.
Certamente porsi al GAS con un prezzo trasparente (come il progetto Adesso Pasta ad esempio) penso sia un valore aggiunto considerevole e che andrebbe attentamente valutato e anche richiesto.
Grazie ancora per il meraviglioso confronto sempre di stimolo e di crescita personale