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Referendum del 17 Aprile 2016

referendumRingraziando chi ha ribadito quanto il nostro GASlateo riporti a proposito del nobile rapporto con la politica mi permetto di fare alcune considerazioni sull’argomento in oggetto.

Cercherò di essere il più neutro che mi riesce nello spiegare questa alta espressione di Democrazia Diretta che è prima di tutto (e per fortuna…) uno degli ultimi modi di far esprimere e sentire cosa ne pensano i cittadini: il referendum.

Come ogni referendum abrogativo sarà valido se e solo se si raggiungerà il 50%+1 degli elettori quindi, vista anche la scarsissima pubblicità è fondamentale il passaparola ed è per questo che sono qui ad argomentarvi il mio punto di vista.

Il referendum è sui famosi “pozzi petroliferi” (più che altro sono per il gas-metano…) che sono presenti entro le 12 miglia dalla costa Italiana e che, come concentrazione maggiore, sono proprio davanti alle nostre coste Romagnole.

Queste piattaforme sono state fatte nel tempo ed avevano diverse durate di estrazione, in diversi casi rinnovabili ma che comunque portano ad una scadenza nel tempo. Le concessioni sono trentennali prorogabili comunque di altri 20 quindi ogni Società concessionaria ben sapeva che non sarebbe stata eterna e così avrà dimensionato l’ammortamento dell’investimento stesso. Con la Legge di Stabilità 2016 si stabilisce che la scadenza resta prorogata automaticamente fino alla durata del giacimento (fino all’ultimo metro cubo di gas) ed è proprio questo “particolare” che si vorrebbe abrogare con il referendum così da “liberare il mare” alla scadenza della concessione.

Sul campanilismo delle fonti energetiche come il gas che è abbastanza sentito (ma come … ci tocca importare il gas e vorreste smettere di prelevare quello nostro che è nel nostro territorio Nazionale? domanda che ieri mattina al banchetto mi è stata rivolta peraltro … 🙂 occorre dire che gran parte dei pozzi sono dati in concessione a multinazionali straniere. Queste Società petrolifere NON versano nulla allo Stato per le prime 50.000 tonnellate di petrolio mentre per i primi 80 milioni di metri cubi di GAS le Società petrolifere hanno agevolazioni ed incentivi tra i migliori del Mondo. Per il resto le Società estrattive sono tenute a versare il 7% del valore della quantità di petrolio estratto (in mare veramente poco in Italia…) o il 10% del valore della quantità di gas estratto … Viste queste percentuali penso sia l’unico “km zero” che effettivamente non mi piace proprio! Per farsi un’idea lo Stato nell’ultimo anno ha incassato come royalties sugli idrocarburi prelevati circa 340 milioni di euro.

Stime Ministeriali effettuate sulle riserve certe ad ora note riconoscono che a fronte degli attuali consumi avremmo abbastanza petrolio greggio per il fabbisogno nazionale nemmeno di 2 mesi e gas per 6 mesi … micca male è?!

Va detto poi che un bel rapporto di Greeanpeace (di cui qui trovate una estrema sintesi…) che illustra dati Ministeriali su oltre trenta pozzi di trivellazione monitorati spiegando alcuni dati che mi fanno rizzare i peli sull’inquinamento degli stessi. Secondo me resta comunque difficile definire univocamente le capacità di inquinamento in mare proprio per la straordinaria capacità di diluizione dell’acqua che, guarda caso, è usata oltre che per diluire sostanze concentrate anche per lavare le stive delle petroliere e per tanti altri scopi. Potremo fingere o disquisire per anni sulla capacità di inquinamento di un sistema di estrazione di idrocarburi in mare così come dell’inquinamento che gli facciamo giungere dai nostri fiumi o corsi d’acqua ma sono sicuro che prima o poi un qualche nostro trisavolo ci penserà come quelli che hanno avviato/permesso la non balneabilità dei nostri mari (rammento che già alcune zone di mare sono interdette alla balneazione…).

Per correttezza vi propongo anche un articolo completamente contrario al referendum e ben motivato affinchè magari si possa aprire una discussione; qui poi la posizione dell’ISDE (Associazione dei Medici per l’Ambiente) … è quella che ci affianca nella battaglia contro gli inceneritori e già questo di suo per me è garanzia!

Orbene io penso che la transazione energetica che ci aspetta, da bravi italiani, ci coinvolgerà veramente solo nel momento in cui saremo messi con le spalle al muro quindi, avendo anche noi sottoscritto l’impegno alla Conferenza di  Parigi del dicembre 2015, di perseguire la via della de-carbonizzazione per contenere entro 1,5 gradi il riscaldamento globale, anche se non siamo proprio con le spalle al muro, perlomeno abbiamo “qualcuno che spinge” in luogo del muro e quindi occorre capire bene come muoversi per non fare il gioco del nemico 🙂 Dobbiamo veramente metterci a ragionare seriamente di come impostare gli anni che ci aspettano per la transizione a fonti energetiche veramente rinnovabili e non “sederci” sul fatto di viaggiare con auto a metano o a ridottissimi consumi.

Con quanto esposto sottolineo e ribadisco anche come personalmente odio gli indifferenti  … già le armi di democrazia diretta sono rimaste pochissime (praticamente non possiamo nemmeno sceglierci chi mettere in Parlamento ….) e “sputare” sopra quelle poche rimaste (come i referendum) significa veramente scavarci un futuro da “dittatura strisciante”.

Per favore, proprio in virtù dell’ultima affermazione, vi chiedo di farvi sentire, di spiegare il vostro punto di vista anche criticando il mio ma argomentando le Vostre motivazioni. Sento il bisogno di rimettermi continuamente in discussione quindi aiutatemi con le Vostre opinioni!

Saluti radiosi

15 risposte su “Referendum del 17 Aprile 2016”

Grazie Romeo per l’ampia e dettagliata spiegazione su questo Referendum che per la maggior parte degli Italiani rimane e purtroppo rimarrà sconosciuto. Credo che a prescindere dalla scelta dobbiamo andare a votare tutti (come ingasati) e dobbiamo diffondere le informazioni su questo forse ultimo strumento democratico che ci rimane.
Maurizio

Ciao Romeo,

grazie davvero per la preziosa sintesi.
Concordo sulla necessità di prendere, come singoli, una posizione ed esercitare il diritto di voto.

Silvia

proprio ieri sera si discuteva con andrea dell’importanza di infromare davvero le persone sull’argomento piuttosto che invitarle solo a votare sì acriticamente.
quindi grazie davvero perchè l’articolo è completo, anche con argomentazioni della parte avversa.
ciao, grazie, andrea e alice

Madonna Romeo, come mi sei mancato !!! 🙂
Io, in verità, mi devo ancora studiare il tutto e devo ancora prendere la mia seria decisione, ma di sicuro andrò, perché, come dici giustamente te, è uno dei pochi strumenti democratici che ancora abbiamo rimasto…. e anch’io odio l’indifferenza !!
E sono convinta che, finch’è non avremo le spalle al muro e raschiato il barile (in tutti i sensi), non faremo nulla di davvero rilevante per trovare alternative !!
Quindi ero altresì convinta che se avessero smantellato le piattaforme nel ns, mare, avremmo importato il gas necessario (e quindi con spese più alte), ma tu mi dici che quel gas che prelevano dall’Adriatico poi non è destinato a noi…quindi ??
Inoltre temo che se vincerà il sì, cmq le sposteranno (o costruiranno di nuove) oltre il limite delle 12 miglia, pertanto non cambierà praticamente nulla !!
Il mio cuore mi porta a votare SI senza remore, ma la ragione mi fa vedere anche altro…. insomma mi evo informare ancora bene !!

A proposito dell’informazione e della sua importanza:

Marea nera in Tunisia, viene da una piattaforma offshore. Nessuno ne parla
Colpite le isole Kerkennah, a 120 km a sud di Lampedusa
Il 14 marzo una marea nera si è riversata sulle coste delle isole Kerkennah, in Tunisia, ma nonostante sia numerose pagine Facebook (come Kerkennah Islands) sia qualche giornale on-line abbiano pubblicato le foto del disastro (che in parte ri-pubblichiamo) la grande stampa tunisina ha praticamente ignorato l’evento, e altrettanto ha fatto quella italiana.
Eppure l’arcipelago delle Kerkenah è a soli 120 km a sud di Lampedusa, ed è noto a molti italiani sia per le sue magnifiche spiagge sia per la sua economia basata in gran parte ancora sulla pesca. Mentre scriviamo, come dice su Kerkennah Islands un cittadino tunisino, è stato fatto molto poco per «un problema ecologico molto grave che bisogna risolvere il più rapidamente possiibile».
Umberto Segnini di IsolaMondo, che conosce molto bene le Kerkennah, spiega che «lo sversamento viene da una piattaforma a 7 km dalla costa. Gli organi di informazione ufficiale e le compagnie petrolifere minimizzano, ma il problema è serio e la gente dell’isola è arrabbiata e preoccupata». Sotto accusa è soprattutto la Petrofac, una compagnia britannica specializzata nella fornitura di servizi all’industria petrolifera, ma Segnini evidenzia che «la pesca è l’attività principale dell’arcipelago, da quando hanno iniziato a trivellare nel Golfo di Gabes sono iniziati i problemi perché l’inquinamento collegato alle attività estrattive ha fatto diminuire drasticamente il numero delle spugne e anche il pescato ha subito un calo. I kerkenni sono isolani pacifici e accoglienti e tengono tantissimo al loro mare e alla qualità dell’ambiente; già in passato sono state fatte battaglie contro le compagnie petrolifere e si sono opposti con successo alla costruzione di un aeroporto che avrebbe cambiato il loro stile di vita, senza farsi convincere da promesse di lavoro e ricchezza»
Su Kerkennah Islands, Alain Langar scrive sconsolato: «Non so da che parte devo cominciare. Da anni ho sollevato questi problemi. Una completa ignoranza e un’incompetenza dei responsabili nazionali e regionali: silenzi radio. Sfortunatamente i Paesi in via di sviluppo adorano le catastrofi! So bene di cosa parlo perché sono del mestiere e peso le mie parole. Non pensano che al profitto finanziario, ecco i risultati. Nessuna lezione dal passato, prima c’era stata la Npk a Sfax e oggi Bp! Non vi resta che bussare alle porte delle assicurazioni, ancora! Le industrie dei giacimenti petroliferi hanno delle norme, dei codici e un minimo rispetto della natura. La sola e unica responsabile di questa catastrofe della marea nera è il responsabile della municipalità: perché ha dato l’autorizzazione all’esplorazione di questo giacimento sotto il treno dittatoriale del vecchio regime! Ora, deve rendere conto agli sfortunati Kerkéniens. Come si dice, il denaro fa marcire le persone. Nessun rispetto per la persona umana e per il suo ambiente. La natura non vi perdona. Sono molto triste per la negligenza dei responsabili che ci ha fatto arrivare a questa orribile catastrofe. Le nostre isole non meritano questo destino maledetto».

Andiamo a votare e denunciamo al pubblico ludibrio chi sostiene l’astensione … odio gli indifferenti!

Saluti radiosi

La posizione e l’appello di CO-ENRGIA …
17 aprile 2016: CO-energia vota Sì per fermare le trivelle
Carissimi rinnovabili-dipendenti, non vi stupirà il sapere (o forse si) che CO-energia si è schierata politicamente.
Del resto siamo certi che anche tutti voi il prossimo 17 aprile andrete a votare, e voterete Sì al quesito Referendario affinché gli emungimenti dai pozzi petroliferi entro le 12 miglia marine dalle coste italiane abbiano a cessare allo scadere della loro concessione trentennale.
Siamo certi che vi siete informati e sapete che si tratta di pozzi già prossimi all’esaurimento, anzi pare che alcuni vengano tenuti in attività minima solo per spostare più avanti nel tempo gli oneri di smantellamento cui le compagnie inevitabilmente dovranno fare fronte.
Informandovi avrete avuto modo di capire come, in termini volumetrici, il gas e il poco petrolio estratti da tali pozzi rappresentino un contributo minimale al nostro fabbisogno, che potrebbe agevolmente essere sostituito in tempi rapidi (gli incentivi del periodo 2007-2013 ce lo hanno ampiamente dimostrato) con fonti rinnovabili.
Leggendo a dovere i vari contributi che si trovano navigando in rete (solo qui si trovano infatti ragioni documentate…) avrete capito come il pretesto del lavoro sia, appunto, solo un pretesto. Di fatto le attività di smantellamento delle piattaforme garantirebbero maggiore occupazione rispetto a quella per il loro esercizio. Inoltre l’orizzonte temporale prima della cessazione di tali pozzi in caso di vittoria del Sì, varia da pochi anni ad oltre 10 anni.
Avrete appreso di notizie, recenti, che testimoniano come il rischio di incidenti in questo tipo di impianti, per quanto possa essere l’impegno e la serietà posta nel ridurlo, non è mai nullo.
Allora, se siete già convinti ed informati, perché da CO-energia abbiamo deciso di scrivervi?
Perché ci piace pensare che voi tutti, che avete scelto già da qualche anno il futuro energetico che vorreste per il vostro paese, siate ora pronti a testimoniarlo con forza, facendo azioni di sensibilizzazione a chi vi sta accanto, amici, parenti, colleghi di lavoro, conoscenti…
Ci piace pensare che condividiate con noi l’idea che questo appuntamento referendario abbia una forte valenza politica, che una vittoria del Sì serva a gridare la necessità di una svolta nella programmazione energetica nazionale. Per questo serve il contributo nostro e di voi tutti per portare quanti più concittadini possibile a votare, e a votare Sì.
Sul sito di CO-energia trovate un sintetico appello ed alcuni riferimenti per reperire materiale informativo, da diffondere ed usare come leva per il cambiamento.
Grazie a tutti per esservi schierati; doppio grazie a tutti perché deciderete in questo frangente, di tornare ad occuparvi di politica.

Ci stiamo informando,

leggendo, io e Gloria abbiamo imparato diverse cose su questo tema (tra cui il fatto che questo referendum riguarda solo un aspetto tecnico di solo una parte delle piattaforme italiane e che quindi votando “Sì” non si fermano le trivelle, ma solo alcune trivelle, sempre nella speranza che poi dopo il referendum non cambino le carte in tavola come con l’acqua).

Stiamo ancora valutando la nostra posizione cercando di informarci tramite i documenti meno strillati e meno emotivi per capire veramente qual è la posta in gioco. Penso che alla fine propenderemo per il “Sì”. La cosa certa è che andremo a votare perché il segnale da dare più forte (indipendentemente dalla posizione) è quello di dire: “Ci siamo, siamo cittadini consapevoli e vogliamo partecipare alle decisioni pubbliche”. Il rischio più grosso (come in tutti i referendum e le elelezioni) è che passi il messaggio che le cose sia meglio deciderle nelle segrete stanze perché tanto ai cittadini non importa nulla e comunque non capiscono niente. Bisogna disturbare il manovratore, per quel poco che possiamo…

Grazie Davide … mi pare che tu abbia perfettamente centrato l’essenza dell’importanza del messaggio da dare che va oltre al si e al no … speriamo che tanti la ragionino così … convinci anche i tuoi amici … ma non c’è nemmeno bisogno di dirtelo 🙂

Saluti radiosi

Mi ero completamente persa questo tuo articolo, grazie Romeo per averlo fatto!

I referendum inizialmente erano 6, alcuni nel frattempo sono stati tolti perchè modificate le leggi (es. nuove trivelle entro le 12 miglie ora non è più possibile farle, conseguenza proprio del referendum stesso). Altri non sono stati accolti dalla Corte Costituzionale, quindi quest’ultimo rimasto in effetti non è il massimo ma è il massimo che si è riusciti ad ottenere. Perchè votare PER IL SI, ancor prima che per questioni ambientali, scelte energetiche (e quindi politiche) per il futuro e altro, PERCHE’ si vuole togliere una durata di tempo ad una concessione su un monopolio dello Stato. E questo potrebbe creare un precedente pericoloso.

Bellini si sta facendo veramente in 4 per descrive quanto è importante VOTARE SI, anche perchè dagli accordi di parigi (per non aumentare la temperatura dei famosi 2 gradi) si evince che non c’è più spazio per le emissioni da fonti fossili. Si deve guardare al futuro. Come già Cristina ha linkato la risposta alla lettera della geologa, io rilancio con questi:

http://asud.net/rinnovabili-vs-idrocarburi-quando-la-realta-supera-lutopia/

E se avete mezz’oretta, qui c’è la tribuna elettorale
(sigh! l’altro tizio cita come FONTE RINNOVABILE il NUCLEARE)
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9f3ed07b-f1c8-4a12-a42b-e7dc3a6b3448.html?popup

Sul discorso dell’andare a votare è sì un diritto ma anche un dovere! condivido in pieno il commento di Davide!

ciao,
grazie a Romeo per il post e a tutti gli altri per i commenti… veramente utili e interessanti.
dico qui la mia:
Parto da una premessa che forse ai più non piacerà… se mi si chiede ma questo ti sembra un quesito su cui fare un referendum popolare?… onestamente dico NO.. io mi aspetto che questo tipo di decisioni vengano prese dalle persone che sono state elette e votate da noi ( ora qui si apre uno scenario di discussione immane sulla legittimità di questo governo…ci porterebbe fuori tema quindi magari in altra sede…)… facendola breve comunque..visto che il referendum c’è a questo punto è doveroso andare a votare.. e dico doveroso… perchè ahimè quel Quorum (che magari aveva senso nel 1950) ora sta diventando il primo strumento di Anti-democrazia…andrebbe abolito o pesantemente abbassato….oramai non si raggiunge il 50% neanche alle politiche…
Detto questo entro nel merito del quesito e dopo averci riflettuto un po’ ed essermi anche documentato per quanto possibile (grazie di nuovo a chi ha postato articoli di informazione) voterò Sì.
Primo motivo perchè Renzi ha detto di non andare a votare… No dai scherzo… siamo seri per favore…
I motivi che mi spingono per il Sì non sono legati meramente ad aspetti Ambientali , penso che i punti 2 e 3 dell’articolo postato da Romeo con il parere del Geologo siano sostanzialmente veri… smettere quelle piattaforme non renderà i nostri mari e le nostre coste più “green”…
Il Sì è sicuramente nella direzione di una politica energetica più consapevole, e sostenibile (e qui parlo di sostenibilità più finanziaria che ambientale)… e questo per me è sufficiente.
Saremo sempre più dipendenti dalle importazioni di metano e petrolio?….no..ne estraiamo una minima parte del nostro fabbisogno entro le 12 miglia..quindi questo non sposta l’ago della bilancia.
Avremo problemi di occupazione per le persone che ci lavorano?.. ma per piacere… la prima concessione scadrà nel 2018 l’ultima nel 2034… le compagnie non potranno certo attaccarsi a questo per licenziare dei dipendenti…peraltro seguendo le concessioni in essere dovrebbero avere già pianificato il loro futuro (e quindi quello dei dipendenti) in modo adeguato.
La vittoria del sì (scordatevela non si raggiungerà mai il quorum) comunque non avrà alcun valore se a ciò non sarà dato seguito con una politica energetica adeguata e spinta ad oltranza e quindi investimenti su fonti alternative e non fossili (sempre più…perchè a dire il vero non è che non si sta facendo proprio nulla in Italia…qualcosa si muove…).
Chiedo scusa se mi sono dilungato più del dovuto..
se siete arrivati sino a qua (ma anche se vi siete fermati un po’ prima…)Grazie.
Saluti.
Alex.

Una cosa è certa, sia chi ha vinto che chi ha perso sono pronti a perdere dei Diritti perchè chi non adempie ai propri doveri inevitabilmente autorizza a limitare i propri diritti in modo ancora più sibillino.
Non entro nei meriti dei numeri dati dal Presidente del Consiglio sugli 11.000 che hanno salvaguardato il loro posto di lavoro perchè non sono assoluti e non rendono giustizia al vero senso del quesito referendario e semplicemente ricalcano quella che è stata la litania degli astensionisti che non hanno capito nemmeno che sulle energie rinnovabili i posti di lavoro sarebbero stati diversi moltiplicatori in più … ma le regalie varie (vedi caso domestica guatemalteca) sarebbero state probabilmente troppe di meno per gli amici “ciaonisti”

Gioire di un referendum abortito è un pò come godere ogni volta che si scende dalla bici senza sella secondo me ma … ciaone lo stesso a chi non è andato a votare.

Con questo chiudo il discorso referendum e passo a quello Costituzionale …. l’ultimo vero banco di prova prima del tentativo di espatriare all’estero.

Saluti radiosi:

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