Leggo questo interessante articolo de “il Salvagente” e rifletto sul tipo di indirizzo che sta prendendo il nostro paese.
Rischiamo di diventare più “realisti del Re” con i nostri coltivatori favorendo ancora un volta i produttori esteri. Penso a Elia che mi ha portato il succo di mela della Val di Non che diversi di noi stanno “testando” e che mi spiegava che i suoi meleti sono racchiusi in una insenatura di un bosco che è suddivisa fra vari proprietari che hanno deciso di fare il bio tutti insieme svariati anni fa. Spiegava che alcuni iniziano a porre dubbi e pensare di passare all’integrato perchè il conferimento alla cooperativa non vede particolarmente riconosciuto il loro sforzo nei confronti delle maggiori produzioni di chi fa la lotta integrata (che in Val di Non è uniforme ovunque per intenderci). Se solo qualcuno lascia la certificazione bio, per quanto in discussione in Parlamento, tutti saranno bene o male costretti ad andarsene.
Io mi chiedo fino a quando potremo “guardarci” dai nostri legislatori è poi mi do anche risposte che loro stessi ci mettono nelle condizioni di darci (e visto anche quello che stanno continuando a ingegnarsi a fare … mi pare che chi legifera si voglia abbondantemente tutelare anche da eventuali moti di piazza ….).
Orbene io un trattore ce l’ho, pur senza cabina riscaldata, devo solo assicurarlo per viaggiare su strada alla sua massima velocità di 25 km/h sperando di non imbattermi in qualcuno a cui si chiuda la vena in fila … ed iniziare a girare per le strade.
Non so se riusciremo ad affrancarci da questo vortice che ci ha preso e dove tutto sembra destinarci alla perdita della nostra Sovranità e dei nostri gioielli.
Comunque la speranza è sempre l’ultima ad abbandonare il campo … e ci stringeremo sempre più attorno agli ultimi resistenti che vorranno alimentarci con i prodotti della loro terra che siano vero nutrimento e non detrimento della salute.
Saluti radiosi … il giusto!
3 risposte su “Prodotto biologico, ci costringono ad andare oltre passando al prodotto fiduciario”
Certo Romeo che hai fatto una bella Rassegna Stampa oggi! La situazione non è rosea, certamente, ma da un lato se non è rosea c’è più spazio per evolvere e poi credo che dobbiamo sempre sforzarci di vedere anche l’altro lato della medaglia, perchè non può essere tutto così negativo. E sempre c’è un meccanismo di compensazione energetica, per cui dove il Male sembra prendere il sopravvento, sempre si porterà dietro un po’ di Bene. Stretto nella morsa del Male quel po’ di Bene si rinforzerà sempre più fino a riprendere lui il sopravvento. E così via in una danza eterna, in cui l’evoluzione spirituale umana sembra ferma o addirittura in regressione, ma in realtà inesorabilmente avanza, anche nei periodi più bui, per preparare il terreno ad un nuovo Rinascimento. Siamo qui per lottare o forse semplicemente per fare esperienza, capire dove possiamo migliorare ed andare oltre. Anzitutto, che il Biologico in Italia ieri e oggi sia fatto seriamente, che l’AIAB sia un realtà seria, in grado di garantire con le proprie procedure e controlli un prodotto e una azienda veramente biologici, sembra un postulato dell’articolo, ma sappiamo bene che non è così. Sappiamo bene anche che chi fa seriamente biologico, ci crede fino ad un certo punto alle carte, semplicemente perchè poi va ben oltre il biologico. Vedo invece tanti che lo fanno più per convenienza e allora sì che guardano con sospetto ogni “stretta” e sono molto attaccati alla carta, alla procedura, alla multa. Chi ha la coda di paglia ha veramente paura, ma gli altri secondo me devono temere poco.. Perchè scusa, una stretta al biologico all’Italiana, non dico fatta in questo modo probabilmente insensato, con molte ombre, ma una stretta non ci voleva? Sicuramente non sulle spalle dei coltivatori, sicuramente ragionata e attuata bene. Però chi mollerà il bio ora, per questi regolamenti, se ci credeva nel BIO, potrà dimostrare di essere andato oltre, non semplicemente appiattirsi sul residuo zero. Perchè anche il Bio come il residuo zero non è mica una favola.. E poi sappiamo anche che la certificazione bio indica anche il Paese in cui viene fatta, quindi se è Germania è indicato, se è Cina idem. Poi sta un po’ a noi capire la differenza tra il bio tedesco e quello italiano e certamente rimanendo in Italia, cercando come dici tu di conoscere direttamente i nostri produttori, dovremmo fare la scelta migliore. Nelle parole di Giuseppe Romano leggo più l’interesse a tutelarsi loro come AIAB e come produttori piuttosto che essere certi di aver fatto un buon prodotto prima e dopo questo Decreto. Io dei contadini che fanno mezzo bio e mezzo convenzionale non mi fido molto e quest’estate sono stato deluso anche da un produttore di latticini dei nostri appennini che, insomma, fa una metà circa di prodotti biologici certificati e sul resto tranquillamente infila zucchero bianco industriale e sorbato di potassio. Lo ammetto, sulla spinta del buon rapporto e del buon sapore anche io mi ero fatto abbagliare e non lo avevo mai notato. Ma quando l’ho capito mi sono sentito ingannato.. Mentre lui, come tanti produttori bio, ragionano e producono cinicamente in modo biologico, se e quando interessa loro. Certo, anche se vivono e lavorano in un contesto bucolico e sbandierano il loro essere biologici, possono essere del tutto cinici, giustificandosi sempre con la dureza della Vita che fanno. Da questo punto di vista ben venga inchiodarne qualcuno, di questi finti Bio e multarlo. Sulla Repressione del Dissenso col nuovo DDL 1660 è evidente la paura che ha del Popolo chi lo Governa. Come pure la tendenza del Potere a concentrarsi progressivamente sempre più nelle mani di poche persone a differenza di quanto avvenuto nel corso del secolo scorso, con una progressiva redistribuzione della ricchezza globale e con essa dei diritti umani. Stiamo tornando indietro, è evidente. Sta a noi capire che ora il terreno della lotta forse non è più la piazza, ma la coscienza, la consapevolezza e dovremmo lottare con strumenti spirituali, dove loro pretendono il dominio assoluto sulla materia, inclusi i nostri corpi di schiavi. Sulla perdita della Sovranità e dei gioielli di famiglia, a voler trovare un aspetto positivo, si potrebbe constatare che se questi signori vengono a fare la spesa in Italia, se se la comprano oggi, poi, forse, domani sarà più difficile venire a bombardarla o farne, come fosse una colonia qualunque, un teatro di guerra vera. E non ci credo poi, l’Italia è sempre risorta grazie ai suoi figli geniali, al suo patrimonio artistico e di biodiversità unici al Mondo. Risorgerà, i suoi figli la salveranno ancora e continueranno a renderla un faro di Civiltà di Stile di Vita per il Mondo. Lasciamocela scivolare, spostiamo il confronto dove possiamo ancora fare la differenza. Finirà questa roba, diventerà humus e genererà bellissimi fiori.
Una sferzata di ottimismo di cui ti ringrazio ma stavolta vedo un attacco concentrico. Non mi preoccupa tanto la stretta sul biologico perchè va a finire che ci darà nuovo stimolo e non fidandoci più di questo è quel marchio alziamo i nostri fondo schiena e andiamo a vedere le aziende e il nostro contadino di fiducia magari aiutandolo e alimentando un vero ciclo virtuoso. Nelle plenarie cercheremo di sgamare i produttori meno seri e rinnoveremo quello che serve.
La rimozione del diritto di manifestare è tipico di paesi non democratici e sono certo anche io che dovremo cambiare parecchio del nostro modo di esistere primo fra tutti il comportamento alle urne …. ci vorrà del tempo ma forse un giorno i nostri successori si affrancheranno sempre che non siano lobotomizzati e ipnotizzati da questo o quel social e da questo o quel influencer …. vedo una certa dose di fragilità nelle nuove generazioni e a noi il compito di rafforzare con allenamenti e stimoli nuovi. Stiamocene accorti!
Grazie della risposta, saluti radiosi
Sempre per dare stimoli positivi e nuova propulsione all’innalzamento dei nostri corpi verso le visite ai produttori, riporto qui l’articolo de l’Indipendente di stamattina sui pesticidi …
Pesticidi, secondo un nuovo studio sono cancerogeni come il fumo
I pesticidi impiegati in agricoltura provocano il cancro in modo equiparabile al fumo di sigaretta. E in alcuni casi fanno anche peggio. È quanto è emerso da uno studio statunitense pubblicato sulla rivista Scientific Frontiers in Cancer Control and Society. La ricerca, che costituisce un’analisi epidemiologica su larga scala, ha considerato l’intera comunità e non solo i soggetti direttamente a contatto con le sostanze. L’indagine ha in particolare preso in esame 3.143 contee USA e ben 69 agenti chimici. La correlazione più marcata riguarda il linfoma non-Hodgkin, mentre altre neoplasie hanno mostrato una correlazione meno accentuata, ma comunque significativa, come il tumore alla vescica e la leucemia.