Consegna del Premio Artusi a Wendell Berry
Casa Artusi – Forlimpopoli
15 febbraio 2009
Breve resoconto da una inviata degli inGASati:
L’incontro si apre con l’arrivo di Wendell Berry e interprete, seguito da giornalisti e assessori della nostra provincia.
Vi è la premiazione e una presentazione di Wendell Berry – poeta, agricoltore e intellettuale statunitense – da parte del Casa Artusi e subito si comincia con l’intervento dei vari assessori presenti all’evento: Gianluca Bagnara, Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Grandini, Tiberio Rabboni, Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia – Romagna, e il Prof Montanari.
Una prima provocazione in introduzione induce a riflettere: “A cosa serve la gente?” E’ questo concetto che dovrebbe delineare tutta una nuova serie di scelte, politiche e quotidiane, partendo dal principio che non sono la Terra, il territorio e le sue risorse al servizio dell’uomo ma è l’uomo che, ora più che mai, dovrebbe rivedersi in un’ottica di servizio per gli altri, il pianeta e il territorio che da millenni utilizza per la sopravvivenza.
L’assessore Bagnara accenna alla parola “dieta”, altra scelta da rivedere in modo responsabile, non secondo l’accezione di privazione con la quale si presenta nel mondo contemporaneo, ma secondo la pura etimologia greca della parola stessa, stile di vita.
L’assessore Rabboni punta sulla contrapposizione tra filiera breve (a km 0) e agricoltura dell’industrializzazione legata alle speculazioni finanziarie. Sostiene infatti che l’agricoltura industriale di oggi non è più in grado di garantire a lungo termine disponibilità e affidabilità nella qualità delle derrate alimentari. I dati demografici e l’attuale ritmo di crescita, rispetto alla superficie agricola mondiale in diminuzione a causa della desertificazione ne sono una prima evidenza; inoltre sostiene che nel 2025 ci sarà il picco della produzione energetica da fonti fossili. A testimone di ciò che afferma indica un signore in prima fila nella splendida area convegni del Casa Artusi all’interno della Chiesa dei Servi di Forlimpopoli, il Sig. Graziano Pozzetto, in qualità di “Wendell Berry del nostro territorio”. Il Sig. Pozzetto decide di non intervenire perché si dice contento di quell’evento e desideroso di ascoltare le parole di Wendell Berry.
L’assessore Rabboni continua il suo discorso affermando che l’omologazione dei brevetti delle multinazionali sta portando alla distruzione delle biodiversità e che il modello attualmente in uso comporta uno sfruttamento intensivo di acqua, energia e chimica tale da non poter più soddisfare la domanda mondiale di derrate alimentari, così che la dipendenza dei Paesi del Sud non può essere che in aumento.
Per questo motivo ritiene necessario un nuovo impulso a ricerca e innovazione basate sul ritorno alle pratiche agricole del passato tenendo conto di valori etici, ambientali e sociali così come nelle pratiche dello Slow Food.
Infine la parola passa a Wendell Berry. Poeta e agricoltore originario del Kentucky, spiega che il seme del suo pensiero cosciente sull’agricoltura; l’idea per i suoi scritti sulla filiera a km 0 e sui mercati contadini – che fanno di lui parte ancora purtroppo di una minoranza negli USA – nacque proprio durante un suo viaggio in Italia, negli anni ’60. Per questa ragione è molto grato al nostro Paese, di cui ha potuto ammirare, a partire da quel primo viaggio in Toscana e a Firenze, l’arte e i magnifici paesaggi delle nostre campagne. E’ stato proprio osservando le nostre campagne che ha capito che anche l’agricoltura può essere un’opera d’arte e che ciò che la rende tale altro non è che la pazienza, la cura per i dettagli e l’amore degli agricoltori per la loro terra.
Nel mondo contemporaneo purtroppo l’agricoltura industriale ha fatto sì che si subordinasse la TERRA alla TECNOLOGIA.
Dal pubblico gli si pone la domanda provocatoria se ha avuto modo di apprezzare anche la campagna romagnola oltre a quella toscana e subito risponde che dagli anni ’60 ad oggi ci sono stati considerevoli cambiamenti a seguito della globalizzazione e dell’utilizzo dell’industria e della tecnologia in agricoltura, quindi sì, ha apprezzato anche la campagna romagnola e i suoi prodotti, ma oggi è importante educare le giovani generazioni alle vecchie pratiche agricole.
Un’altra domanda è che cosa ne pensa Wendell Berry dei prodotti OGM. Risponde che gli OGM non sono altro che il compimento del controllo delle multinazionali non solo sull’agricoltura, ma anche sulle “bocche” dei consumatori.
Fortunatamente sostiene che il programma di Obama prevede il sostegno solo alla piccola agricoltura a discapito dell’agribusiness, ma ancora non ha idea di come prenderà forma questa coraggiosa politica agricola perché di fatto l’agribusiness mantiene ancora un forte potere, nonostante ci siano sempre più correnti tutte nuove a sostegno della piccola agricoltura.
Ha infatti un amico collaboratore del Land Institute del Kansas, presso cui per esempio è stato fatto un programma a lungo termine volto alla “perenizzazione” delle piante per poter risparmiare i terreni dall’erosione e dallo sfruttamento.
Dice inoltre che, anche da noi, se la piccola agricoltura raggiungesse il 10% della popolazione, si potrebbe già considerare un buon risultato.
Non ha dati precisi sugli effettivi mercati contadini negli Usa o nel mondo perché c’è la possibilità che qualcuno rivenda su questi mercati prodotti acquistati in discount a prezzi inferiori, però ritiene che siano un evento anche sociale molto importante, perché solo nei mercati contadini gli acquirenti possono fermarsi e parlare con i contadini. Un dato allarmante è che nel Kentucky ogni anno vengono persi 30.000 acri di terra a causa di urbanizzazione e cementificazione, inoltre i contadini sono sempre più anziani e quasi sempre, se hanno eredi, questi non hanno continuato l’attività dei padri in agricoltura. Perciò spesso i contadini anziani si trovano costretti a vendere le loro terre a seguito di offerte allettanti da parte di agenzie immobiliari.
Conclude l’intervento il Prof. Montanari dicendo che ci troviamo di fronte a un movimento che propone piccoli gesti e piccole scelte quotidiane da realizzare con dolcezza, un movimento che non impone certezze ma che si pone il problema di trasmettere queste importanti tematiche alle nuove generazioni.